Sono settanta le candeline di” Pane, amore e…”, commedia tra le più amate, girata negli anni Cinquanta, diretta da Dino Risi.
Dopo i successi ottenuti con “Pane, amore e fantasia” e “Pane, amore e gelosia”, il regista Luigi Comencini, decise di non girare il terzo film della saga, perché aveva in mente di “La chiromante”, più intimista, con Franca Valeri.
Gina Lollobrigida, a sua volta, protagonista dei primi due film, per non essere incarcerata nel personaggio che l’aveva reso famosa, rifiutò di vestire nuovamente i panni de “la bersagliera”.
Lombardo, il produttore napoletano, fondatore della Titanus, non si perse d’animo. Affidò, allora, la regia a Dino Risi e puntò tutto sulla Loren, allora ventunenne, star in ascesa, già comparsa in “Miseria e nobiltà” di Mattoli e interprete, dell’attraente pizzaiola ne “L’oro di Napoli”.
Poiché la Loren era napoletana, Risi trasferì la vicenda dalla piccola e immaginaria località di Saglieno, nella Ciociaria, a Sorrento e trasformò De Sica, da carabiniere a comandante dei vigili urbani.
Il film, girato a colori, rispetto al bianco e nero dei precedenti, con location tra Sorrento, Meta e Vico Equense, ebbe un notevole successo e diede vita alla storica dualità tra la Loren e la Lollobrigida.
La trama è nota. Il maresciallo Carotenuto (Vittorio De Sica), in congedo, abbandonata l’arma dei carabinieri, torna nella natia Sorrento nelle vesti di comandante della polizia municipale.
Con lui, la governante, l’inseparabile Francesca (Tina Pica), soprannominata Caramella. A attenderlo al porto il fratello, Don Matteo (Mario Carotenuto), parroco della cittadina, che gli comunica che la casa di proprietà dove dovrebbe alloggiare è occupata da Donna Sofia, (Sophia Loren), un’attraente pescivendola, soprannominata “la smargiassa”.
Don Antonio non è insensibile al fascino della giovane vedova e, invece, di sfrattarla, se ne innamora e rimane a vivere nell’appartamento di donna Violante (Lea Padovani), una giovane donna, nubile, bigotta sessualmente inibita. Don Antonio vorrebbe sposare Sofia, ma quando comprende che è innamorata, ricambiata di Nicolino (Antonio Cifariello), un giovane disoccupato del luogo, fa un passo indietro e si getta tra le braccia della piacente donna Violante.
Il personaggio di Carotenuto diede a De Sica un’immensa popolarità e Maria Mercader, la moglie, ricorda: “Vittorio camminava per strada e la gente lo salutava: “A marescià”.
Lui commentava: “Dimmi tu se, dopo aver diretto un film come “Ladri di bicicletta”, devo diventare famoso per il personaggio del maresciallo Carotenuto. Ma era compiaciuto per l’affetto che gli dimostrava la gente.“
La pellicola impreziosita dalla fotografia di Peppino Rotunno, futuro premio Oscar, è entrato a far parte dell’immaginario nazionale per l’conica la scena nella quale la Loren, sulle note di un mambo, si esibisce, in una danza ironica, ma sensuale,.
Un aneddoto piccante e divertente, avvenuto durante la lavorazione del film, lo svela il regista Marco Risi, figlio del grande Dino.
“Un giorno nell’albergo dove alloggiava la troupe arrivò un pullman di pattinatrici svedesi. Papà ebbe un’avventura con una di quelle svedesine e ci passò la notte. Il mattino dopo si svegliò alle 11, quando la convocazione per le riprese era alle 8.
Immaginava che fossero tutti lì ad aspettarlo, furibondi. Si vestì in un lampo, arrivò trafelato e che vide? De Sica aveva già girato un paio di inquadrature e stava impostando quella successiva come fosse la cosa più naturale del mondo.
Mio padre si fermò ai bordi del set a osservarlo, incantato. De Sica gli si avvicinò e, nel passargli le consegne, gli chiese in un sussurro complice all’orecchio: “La svedese?”
Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno – 2.2.2025
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