I Vicerè di Roberto Faenza – Italia – 2007

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Sicilia, metà dell’Ottocento. Alla morte della principessa Teresa, discendente dei Viceré di Spagna, l’eredità viene ripartita in parti eguali tra il primogenito Giacomo Uzeda (Lando Buzzanca) e Raimondo (Franco Bianciaroli).

Quest’ultimo é un latin lover e, dopo l’ennesima scappatella, Giacomo, coglie l’occasione al volo e con il pretesto di evitare uno scandalo, lo spinge a partire per Firenze.

Sbarazzatosi del fratello, Giacomo, uomo dispotico, tirannico ed assetato di potere, si ritrova a gestire da solo l’intero patrimonio familiare e, dopo aver cercato, invano, di piegare lo spirito ribelle del figlio Consalvo, lo spedisce a studiare in un monastero benedettino.

La dominazione borbonica sta per essere spazzata via dai venti del Risorgimento e della futura unità d’Italia e allora Giacomo, opportunisticamente, dopo aver negato alla sorella Lucrezia (Gisella Volodi) di sposare l’avvocato liberale Giulente, fa marcia indietro e acconsente alle loro nozze.

Alla morte della consorte, Giacomo si risposa con la cugina Graziella e impone alla figlia Teresa (Cristiana Capotondi), innamorata di Giacomino (Guido Caprino) di convolare a nozze con il goffo ed impacciato Michele (Ciro Di Capua).

Consalvo (Alessandro Preziosi), divenuto ormai adulto, dopo aver violentato Concetta (Larissa Volpentesta), una giovane e bella ragazza del popolo, sceglie di entrare in politica ed é eletto al parlamento italiano.

Faenza traspone liberamente sullo schermo l’omonimo romanzo di Federico De Roberto, pubblicato nel 1894 e rende più fluida la narrazione sfrondando i numerosi personaggi del romanzo e lasciando che la vicenda ruoti intorno agli intrighi, alle lotte, alle rivalità degli Uzeda, antica famiglia catanese d’origine spagnola.

Il regista torinese compone un affresco sontuoso dell’epoca ed a differenza del romanzo, mette al centro della narrazione l’aspro, tormentato e conflittuale conflitto generazionale tra padre e figli.

Al centro della narrazione lo scontro tra Giacomo, fedele custode di un’immutabile tradizione nobiliare ed il figlio Consalvo, un ragazzo dai nobili ideali che, divenuto adulto, fiutate le radicali trasformazioni sociali, per non perdere potere e privilegi, sceglie, camaleonticamente, la via del compromesso e dell’opportunismo, vestendo i panni del liberale di sinistra illuminato.

A fare da contorno ad i due tenaci, egoisti ed irriducibili protagonisti maschili, una serie di “vinti”, costretti e ad abdicare ai propri sogni ed a subire, in silenzio, le decisioni di chi detiene il potere.

In cast dove svetta un maestoso Buzzanca, compaiono Lucia Bosè (nei panni dell’austera Donna Ferdinanda), Vito (un tenero Fra Carmelo) e Pep Cruz (l’epicureo e trasgressivo Don Blasco). Impeccabili la fotografia di Maurizio Calvesi ed i costumi del premio Oscar, MilenaCanonero. Emozionante ed avvolgente la colonna sonora firmata da Paolo Buonvino.

 

Per l’intervista completa a Roberto Faenza, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Roberto Faenza Uno scomodo regista” – 2012 -Falsopiano Editore

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