Era uno degli ospiti più attesi della diciottesima edizione dell’Ischia Film Festival, diretto da Michelangelo Messina. Giampaolo Morelli, infatti, ieri ha presentato “7 ore per farti innamorare”, film che segna il suo esordio alla regia.
Una commedia fresca e garbata
“Quello della commedia romantica è un terreno molto scivoloso e, se non si trovano i giusti equilibri, si scade nella sitcom o nel film eccessivamente melenso.”
Il film trae spunto dal suo omonimo romanzo del 2013. Come mai tanti anni per portarlo sullo schermo?
“Non è che abbia scalpitato più di tanto per spingere in questa direzione, anche perché ero assorbito dai miei impegni come attore. Non era facile debuttare con un film così impegnativo e restituire, nell’autorialità, un’emozione allo spettatore.”
Un film per il quale avete dovuto scegliere la strada on demand
“Stiamo parlando di un film popolare, che avevo sempre immaginato al cinema. Una commedia romantica ha bisogno dell’umore che si respira in sala. La risata è contagiosa. Fortuna che è stato il film on demand più visto. E poi abbiamo io e Serena Rossi avuto la candidatura come migliori attori di commedia ed il film è stato candidato come miglior commedia ai Globi d’oro.“
Un film che avrebbe girato in un’altra città che non fosse stata Napoli?
“Il romanzo lo avevo già ambientato e sempre immaginato a Napoli, anche se è una storia universale.”
Ha potuto così girare con tanti attori napoletani; Serena Rossi, Vincenzo Salemme, Massimiliano Gallo, Gianni Ferreri, Raiz.
“Ho avuto la fortuna che hanno aderito tutti al mio invito, dall’immenso Salemme agli altri attori, che mi hanno dato una forza incredibile sul set.”
E’ stato diretto da Maurizio Casagrande, dai salernitani Sydney Sibilia e Vincenzo Alfieri e i suoi successi maggiori al cinema li ha avuti con “Song e Napule” e “Ammore e malavita”, due film “napoletani, diretti dai Manetti Bros. Questa napoletanità rischia, in qualche modo, di penalizzarla?
“All’inizio della mia carriera, recitavo in un italiano che non esiste e sentivo che avevo ancora molto altro da esprimere. Quindi, ho fatto la mia scelta; quella di far sposare la mia cultura ai miei personaggi. Per me la napoletanità è una forza.”
In televisione con Coliandro e nelle altre serie e fiction si esprime però in italiano.
“Si, ma c’è sempre una sporcatura di napoletano.”
E’ più facile fare l’attore, scrivere romanzi o fare i regista?
“Il mio lavoro è fare l’attore. Il resto sono cose che si aggiungono a quello che è il mio mestiere.”
Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno – 3.7.2020
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