Il bell’Antonio di Mauro Bolognini – Italia – 1960

22 Maggio 2015 | Di Ignazio Senatore

Antonio Magnano (Marcello Mastroianni), affascinante trentenne, dopo aver vissuto tre anni a Roma, ritorna a Catania con la fama di irresistibile seduttore.

Il padre Alfio (Pierre Brasseur) gli ricorda che è ormai tempo di sposarsi e che è già promesso da tempo a Barbara Puglisi (Claudia Cardinale).

Antonio tentenna, prende tempo e gli risponde che non la conosce neppure e che è sua intenzione attendere ancora qualche altro anno.

La sera stessa, Edoardo (Tomas Milian), il cugino, gli mostra la fotografia di Barbara. Antonio resta così incantato dalla sua bellezza che, rientrato a casa dichiara al padre e alla madre Rosaria (Rina Morelli), che ha deciso di sposarsi.

Dopo il matrimonio, Antonio e Barbara si trasferiscono nella casa di campagna dello sposo e, allo scadere di un anno, il papà di Barbara comunica ad Alfio che la figlia è ancora illibata e che farà annullare il matrimonio.

Alfio pensa a un’oscura macchinazione, ma poi telefona al figlio e il suo imbarazzato silenzio gli conferma l’amara verità. Barbara si risposa con il ricchissimo duca di Bronte e Alfio, per dimostrare a tutti che è un “vero” uomo, va in un casino e muore tra le braccia di una prostituta.

Dopo qualche tempo, Santuzza (Patrizia Bini), la cameriera, resterà incinta e la paternità verrà attribuita ad Antonio che continuerà per tutta la vita a sognare Barbara.

Sceneggiato da Pier Paolo Pasolini e Gino Visentini, tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, il film, venato da una dolente melanconia, è un inno all’amore romantico, innocente, spirituale e pre-genitale.

Antonio passerebbe, infatti, tutta la vita a mirare e baciare l’amata sposa e non comprende perché lei abbia tramato alle sue spalle, confessando al padre un segreto che apparteneva a loro due.

Barbara è descritta come una moglie adorabile, ma quando si insinua in lei il dubbio che Antonio non la desideri, che voglia solo umiliarla, decide di dar luogo alla sua personale vendetta.

Eccessiva ed esasperata la contrapposizione tra l’impotente Antonio e il padre Alfio, quest’ultimo descritto come un insaziabile amatore, al punto di che era stato nominato federale a Catania, perché in una notte era stato a letto con nove donne.

Un po’ troppo patetica la scena di Alfio, che in un crescendo sempre più delirante, per rimarcare la propria virilità, prima di morire confessa alla prostituta che Antonio non è il suo unico figlio e che lui è il padre (naturale) di un altro paio di bambini

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