Il marchese Paolo Bellaria (Luigi Pistilli) somministra psicofarmaci alla moglie Marialè (Evelyn Stewart) contro la sua volontà. La donna è segregata nel vecchio castello e guardata a vista da Osvaldo, un temibile maggiordomo. Per uscire dal suo isolamento, all’insaputa del marito, Marialè invita alcuni vecchi amici al maniero e dopo un pantagruelico banchetto gli ospiti vengono eliminati a uno a uno. In un finale dai toni melodrammatici, Massimo (Ivan Rassimov), unico superstite, si trova di fronte a un amletico dubbio: chi è l’autore degli efferati delitti, Marialè o il suo tenebroso marito? Il film si apre con una scena bucolica, ambientata in un bosco soleggiato e sommerso dal cinguettio degli uccelli; due amanti fanno l’amore sull’erba (lui completamente nudo e la donna fasciata in un elegante abito bianco. Sopraggiunge un uomo con uno splendido panama in testa, li ammazza e poi si spara un colpo di fucile, al riparo di un albero; una bambina, terrorizzata, assiste impotente alla tragedia. Nella scena finale del film si scopre che la vittima del trauma era Marialè che aveva assistito all’assassinio della madre ad opera del padre.
Il film, diretto da Mariano Scavolini, è noioso, irritante e il regista per allungare il brodo ci mostra un’interminabile visita guidata del castello che il marchese propone ai suoi (s)graditi ospiti. Patetica la cena in maschera, funestata da un tormentato balletto della compagna di uno degli ospiti e da un’insopportabile musica elettronica in sottofondo. Il film è sommerso dalle continue urla, strepiti e accuse che gli ospiti si lanciano reciprocamente. Da salvare solo le scene di apertura e di chiusura.
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