Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese – Italia – 2020

3 Ottobre 2021 | Di Ignazio Senatore

Siamo nel 1968. In un periodo di contestazione e di lotte per i diritti civili e maggiore libertà sessuale, Aldo Braibanti, filosofo, poeta ed ex partigiano, fu condannato a nove anni di carcere (che in appello divennero sei e poi due) per aver “plagiato” Giovanni Sanfratello, un giovane ventiduenne che, dopo essere stato ricoverato contro la sua volontà in manicomio e sottoposto ad elettoshock, fu dimesso dopo quindici mesi di internamento. Si mobilitarono in difesa di Braibanti, Moravia, Eco, Pasolini, Pannella e Marco Bellocchio. In realtà, in questa sorta di processo alle streghe, che si reggeva su un articolo del Codice Rocco, Braibanti fu condannato perché “gay e comunista.” Attraverso le testimonianze di Piergiorgio Bellocchio, Maria Monti, Lou Castel, Dacia Maraini e Ferruccio Braibanti, nipote di Aldo, i registi Carmen Giardina e Massimiliano Palmese ripercorrono una vicenda dimenticata che, come riportano nei titoli di testa, è da considerare “uno scandalo alla Oscar Wilde un secolo dopo in Italia.” Un doc toccante, impaginato in maniera asciutta, ma elegante, con dei brani tratto dallo spettacolo teatrale “Il caso Braibanti” di Massimiliano Pamese, per la regia di Giuseppe Marini, con Fabio Bussotti e Mauro Conte. Da non perdere.

Recensione pubblicata su Segnocinema N. 231 – settembre- ottobre  2021

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