Mescolando verità e finzione, con un passo da fiction televisiva, Domenico Ciolfi, all’esordio, narra la drammatica vicenda di Marco Pantani. La vicenda, infatti, parte dalla sua clamorosa esclusione al Giro d’Italia con l’infamante accusa di doping. Come è noto “il pirata” fu vittima di un complotto ordito ai suoi danni. Le sue colpe? Aver vinto troppe tappe, scatenando così la vendetta di Squinzi e degli altri sponsor delle formazioni ciclistiche e, soprattutto, di aver fatto saltato il banco delle scommesse clandestine gestite dalla camorra, come lo stesso Vallanzasca aveva rivelato dal carcere prima della fine del Giro. Il regista non manca di lanciare strali contro gli squali che lo hanno attaccato vilmente, (su tutti il giornalista Candido Cannavò) e mostra la discesa negli inferi del grande campione. Non mancano le immagini di repertorio e Ciolfi sceglie, incomprensibilmente, di far interpretare Pantani da Brenno Placido, Marco Palvetti e Fabrizio Rongione. Il suo docufilm è però debole visivamente e non raggiunge le vette del doc di James Erskine (2014). Nel cast Pannofino.
Recensione pubblicata su Segnocinema N. 231 – settembre- ottobre 2021
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