Il conte Igor Dalman sta conducendo esperimenti allo scopo di rendere gli uomini immortali, ma in seguito a un furioso incendio divampato nel laboratorio, muore incenerito. Un anno dopo, un paio di giovani donne sono violentate e poi uccise. In paese tutti pensano che il folle omicida sia Janos (Charles Quynney), fratello minore del conte, dotato una sorta di potere magnetico che fa innamorare le donne rendendole sue schiave. Giunge al castello Ivana (Erna Schurer), una giovane chimica che lo affianca nei suoi studi orientati a far ritornare in vita chi è morto incenerito dal fuoco. Ivana sembra scettica, ma Janos la rassicura:
“Una verità scientifica non ha mai aiutato la scienza. Si ricordi che Miguel Serrault fu bruciato sul rogo per aver detto che il sangue circolava nei corpi”.
I ricercatori procedono nei loro studi e inevitabilmente finiscono per innamorarsi. Di notte Ivana è vittima di incubi e allucinazioni. Nuda e distesa su una macchina di tortura, sogna di essere accarezzata dalle mani vellutate di un essere mostruoso che le ripete, come una nenia, che deve assecondare ogni suo desiderio. Per Janos le allucinazioni sono solo il frutto della formaldeide e di qualche altro composto utilizzato per i loro esperimenti e le consiglia di indossare una mascherina. Olga, la governante innamorata del padrone del castello e Cristiana (Agostina Belli) la giovane cameriera, muoiono misteriosamente. Sul finale si scopre che Igor, con il volto sfigurato e le mani incenerite, è vivo, è responsabile delle morti delle giovani donne ed è l’autore delle torture inflitte ad Ivana. Il cattivo di turno morirà travolto dalle fiamme.
Gotico diretto da di Luis Merino che riproduce fedelmente le atmosfere del genere, ma che mostra, fin dalle prime scene, la povertà dei mezzi con i quali è stato girato. Merino prova a stupire con le (finte) allucinazioni di Ivana e lascia intendere che la giovane dottoressa non disdegna le scappatelle notturne dal sapore sado-maso, al punto che, credendole ideate da Janos, lo perdona perché è convinto che lui sia affetto da una doppia personalità. Il regista depista lo spettatore inquadrando mille volte la luna piena, facendo sbucare dal nulla un libro sulla licantropia e lasciando intendere che Janos compia i delitti dopo essersi trasformato in lupo mannaro.
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