Il colosso d’argilla (The harder they fall) di Mark Robson – USA – 1956 – Durata: 113’ – B/N

11 Agosto 2022 | Di Ignazio Senatore
Il colosso d’argilla (The harder they fall) di Mark Robson – USA – 1956 – Durata: 113’ – B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Nick Benko (Rod Steiger), un manager senza scrupoli, che bazzica nel mondo della boxe, scova un gigante sudamericano Toro Moreno (Mike Lane) che però non ha tecnica, non sa difendersi e qualunque avversario, anche il meno dotato, lo può mettere kappaò al primo round. Benko però comprende che, se orchestra un campagna pubblicitaria con i fiocchi e paga gli sfidanti perché vadano al tappeto, dopo un paio di match Toro potrebbe arrivare a sfidare il campione del mondo dei massimi. Convinto che se il suo piano va in porto, incasserebbe unabarca di quattrini, per gestire i rapporti con la stampa, assolda Eddie Willis (Humphrey Bogart), un giornalista sportivo quarantenne,  a spasso da un po’, che conosce molto bene l’ambiente che ruota intorno al mondo della boxe. Dopo alcuni incontri truccati, organizzati per creare un po’ di aspettative intorno al colosso sudamericano, Toro deve battersi contro Dundee, un ex campione, aspirante al titolo di campione del mondo dei massimi, che a seguito di un durissimo incontro, ha riportato dei seri danni cerebrali. Toro lo affronta e seppur il match sia stato truccato, Dundee va in coma e muore. Roso dai sensi di colpa, Toro non vuole più combattere, ma il cinico e spietato Benko ha già organizzato la sfida per il titolo dei pesi massimi contro il fortissimo ed incorruttibile Buddy Brenner (Max Baer). Eddie intuisce che Toro andrebbe incontro al massacro ed, invano, prova a dissuadere Benko ed a convincerlo ad annullare il match…

Dopo aver diretto il graffiante e disincantato  Il grande campione (1949), Mark Robson traspone sullo schermo l’omonimo romanzo di Budd Wilson Schulberg ed ambienta un’altra pellicola intorno al sordido e corrotto mondo della boxe. A farne le spese Toro, un pugile, ingenuo e poco scaltro, dentro e fuori dal ring che si fida solo di Eddie ed all’oscuro delle trame ordite da Benko crede di essere imbattibile. Certo che con la conquista del titolo diventerà ricco e famoso, solo sul finale, scoprirà l’amara verità. Ad aprirgli gli occhi sarà Eddie, giornalista navigato che, dopo essere diventato il fido complice di Benko, vuota il sacco per evitare che vada al macello contro Brenner. Una figura controversa quella di Eddie che, senza un lavoro, prende atto che il mondo della boxe è zeppo di incontri truccati e non batte ciglio. Quando scopre però che i manager si arricchiscono alle spalle dei pugili e riservano a loro solo le briciole, si ribella. Nel finale, troppo edulcorato e poco credibile, Eddie, avendo compreso che Toro, non avrebbe mai avuto da Benko nemmeno un cent, non solo gli regala i soldi guadagnati per il suo lavoro di giornalista, ma lo fa partire di nascosto per il Sudamerica. Non pago, quando Benko ed i suoi scagnozzi, si presentano minacciosi a casa sua, comunica loro che, da quel momento in poi, lancerà una campagna di stampa per denunciare i loschi affari che girano nel mondo della boxe, a danno dei pugili creduloni come Toro. Bogart è fedele al suo personaggio di duro dal cuore d’oro e Rod Steiger, perfetto nei panni di Benko, spregevole manager corrotto.

Per un approfondimento sul temaCinema e sportsi rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

 

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