Jenny Ascot (Evelyn Stewart), una famosa cantante lirica, va a trovare la cugina Martha (Carrol Baker) diventata muta quindici anni prima a seguito di un trauma legato a un incidente ferroviario. La misteriosa morte di Jenny dà inizio a una serie di delitti. La polizia indirizza le indagini su una fantomatica setta di satanisti e fanno la loro comparsa in scena ostie nere, una testa di caprone e riti vodoo. L’assassina è Martha, che aveva ucciso Jenny perché invidiosa della sua bella voce ed era stata costretta a eliminare anche la cameriera e la piccola Christine, scomode testimoni del delitto. Smascherata, Martha ritroverà la voce.
Il film sembra prendere le mosse da La scala a chiocciola, ma il regista Umberto Lenzi capovolge tutto e l’innocente protagonista muta del capolavoro di Robert Siodmak diventa la carnefice. Non mancano i classici depistaggi ed il colpevole numero uno sembra essere dapprima il medico che ha in cura la protagonista, poi il padre di Marta, esperto in esoterismo. Lenzi spiazza, inizialmente, lo spettatore e ci mostra Marta che scopre il cadavere di Jenny e non potendo urlare, per attirare l’attenzione, suona ossessivamente il clacson di un auto. Il regista ricorre, infine ad i soliti trucchetti del genere e ci mostra Marta che scende nello scantinato e dopo che è andata via la luce è assalita da uno sconosciuto. Il titolo del film è una citazione tratta da Edgar Allan Poe: “La paura è un coltello di ghiaccio che lacera i sensi fino in fondo alla coscienza” che compare nei titoli di testa. Lenzi si firma Humbert Humphrey.
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