Rosario (Rosario Caroccia), con la sua bancarella di pelouche e giocattoli, si sposta di città in città in occasione delle feste e delle sagre di paese. Sharon (Sharon Caroccia) la figlia tredicenne, ha una bella voce e Rosario si convince che se sfonderà nel mondo della musica potrà porre agli affanni ed alla precarietà economica che affligge tutta la famiglia.
I registi Silvia Luzi e Luca Bellino, fedeli all’idea di un cinema documentaristico, “più reale del reale”, fanno sfoggio di numerosi piani sequenza ed, invece di puntare su attori professionisti, scelgono di mettere in campo padre e figlia. Non siamo dalle parti di Bellissima, sia per la scrittura filmica (volutamente) scarna e (quasi) amatoriale, sia perché l’ossessione di Rosario, padre burbero e severo, non è pari a quella della protagonista del film di Visconti. Girato nella periferia di Napoli (che non si vede), è tappezzato dal brano neo-melodico O silenzio do’ dolore che fa da (perenne) colonna sonora alla vicenda.
Recensione pubblicata sulla Rivista Segno Cinema – N 213- Settembre- Ottobre 2018
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