Purif (Daliah Lavi), giovane contadina lucana, ama alla follia Antonio (Frank Wolff), ma l’uomo è sul punto di sposare un’altra donna. Purif non riesce a celare la propria delusione, ma non si perde d’animo e, con uno stratagemma, riesce a fagli bere una fattura che aveva preparato mischiando qualche goccia del proprio sangue a una ciocca di capelli. Antonio si sposa e Purif è disperata. Dopo essere stata violentata da un pastore, la sua mente vacilla sempre più. I familiari di Purif, sempre più allarmati, si rivolgono, invano, ad un esorcista e poi a Padre Tommaso (Giovanni Cristofarelli). Nel corso “dell’incantesimo della pioggia”, una cerimonia contadina propiziatoria per il raccolto, Purif è allontanata perché ritenuta una strega e, successivamente, i compaesani provano ad appiccare il fuoco alla sua casa. Il padre riesce a nasconderla e la rinchiude in un convento dove è vessata e maltrattata dalle suore ma lei scappa dopo poco. Antonio, sempre più convinto di essere vittima della fattura di Purif, in occasione del “rogo delle streghe”, dopo aver fatto l’amore con lei, l’uccide.
Il film ha un taglio un po’ troppo documentaristico ma è uno straordinario spaccato sulla vita rurale del Mezzogiorno, sulle ataviche superstizioni del mondo contadino e sull’ottusità e l’arretratezza di un certo mondo religioso. Rondi si avvale della consulenza del grande antropologo e studioso del sacro Ernesto De Martino e descrive Purif come una creatura dannata, non invasa dal demonio ma dall’amore che nutre per Antonio. Il regista ci mostra le primitive reazioni dei contadini che, considerandola ormai schiava di Satana, la sottopongono ad una serie di inutili esorcismi; un contadino la fa sdraiare su una pelle di pecora e poi le fa un segno magico sulla spalle; Padre Tommaso la benedice e, dopo aver pronunciato qualche frase in latino, ordina a Satana di abbandonare il suo corpo. Da segnalare la scena di Purif che, dopo essere stata benedetta in chiesa, si dimena come una tarantolata ed ha, come da manuale, una chiara conversione isterica.
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