Il diavolo in corpo di Marco Bellocchio – Italia – 1985 – Durata 115’ – V.M 18

23 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
Il diavolo in corpo di Marco Bellocchio – Italia – 1985 – Durata 115’ – V.M 18
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Giulia (Maruschka Detmers) promessa sposa a Giacomo Pulcini (Riccardo DeTorrebruna), un brigatista pentito, s’innamora di Andrea (Federico Pitzalis), giovane studente liceale, figlio del professor Raimondi (Alberto Di Stasio) lo psicoanalista con il quale è in cura. I due ragazzi si frequentano sempre più assiduamente ed il padre prova, invano, a convincere il figlio a non legarsi ad una ragazza instabile e problematica, il cui padre è stato ucciso dalle Brigate Rosse. Andrea non gli da ascolto e sempre più attratto da Giulia intreccia con lei un’intensa e passionale relazione. Sul finale Giacomo è assolto e nell’aula di tribunale Giulia ed Andrea si guardano perplessi e con uno sguardo interrogativo.
Bellocchio dirige uno dei suoi film più sfilacciati e lo dedica a Massimo Fagioli, il suo psicoanalista di un tempo. Il titolo rimanda al bellissimo e struggente romanzo di Radiguet ma il regista piacentino lo stravolge completamente introducendo il tema del terrorismo ed ambientandola ai giorni nostri. Raimondi è descritto come uno psicoanalista nevrotico, incapace di stabilire un rapporto adulto con il figlio al quale, nelle prime battute del film, dice: “La pazzia è una brutta bestia. I pazzi quelli veri tu non li conosci, sono pericolosissimi. Ti si appiccicano addosso e lo so io il lavoro che ci vuole per non farsi sbranare.”. Lo psicoanalista compare successivamente soltanto in due sequenze sospese tra sogno e realtà; nella prima, sdegnato, respinge Giulia che, nel suo studio, completamente nuda, gli chiede di far l’amore con lui; in quella successiva l‘accoglie in terapia dopo un anno di interruzione del trattamento ma lei, dopo essersi sdraiata sul lettino, va in ansia, si agita, urla, se ne va via di corsa senza che lui riesca a contenere la sua reazione emotiva.
All’uscita la pellicola scatenò una ridda di polemiche non solo per la tessitura criptica e fin troppo simbolica della sceneggiatura ma perché la censura impose dei alcuni tagli ad una scena fin troppo osè che mostrava Giorgia mentre praticava una fellatio ad Andrea. A rendere ancora più enigmatica la vicenda una giovane ragazza nera che, in apertura del film, minaccia di suicidarsi e di gettarsi da un tetto di Roma.

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