Il faro delle orche di Gerardo Olivares – Spagna, Argentina – 2016 – Durata 150’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Mentre guarda un documentario su Beto (Joaquin Furriel), il giovane e appassionato guardiano della riserva naturale delle orche in Patagonia, il piccolo Tristan (Joaquín Rapalini), affetto da autismo, sorride e mostra un insolita empatia nei confronti di ciò che sta vedendo. Lola (Maribel Verdù), la madre, scoperto l’insolito bagliore nei suoi occhi, vola dalla Spagna in Argentina, con la speranza che il contatto con Beto possa riaccendere le emozioni del figlio.  Beto, però, ispido e scorbutico, spegne subito i suoi entusiasmi, le ricorda che nessuno può avvicinarsi alle orche, che quel luogo è inospitale ed inadatto ad un bambino e l’invita a ritornare in Spagna. Lola prepara i bagagli ma Beto s’intenerisce, cambia idea ed invita Lola e Tristan ad andare con lui ad osservare le orche. Tristan però non mostra alcun interesse per gli animali e, mutacico e con lo sguardo nel vuoto, è totalmente  chiuso nel suo mondo. Beto si prende sempre più cura di lui e i due trascorrono ore insieme, anche in mare aperto, circondati dalle orche, con le quali Beto ha un rapporto privilegiato. Nella scena finale Tristan dopo aver cavalcato il cavallo di Beto, si tuffa in mare per andare incontro alle orche…

Il regista s’ispira ad una storia vera e s’affida ad una narrazione pacata e senza grandi sussulti. Come prevedibile, Beto dapprima è scostante e scontroso e liquida frettolosamente Lola, poi s’intenerisce e inizia a legare con il piccolo Tristan che, spinto da una forza incontrollabile, si reca da solo in spiaggia e si avvicina sempre più alle orche, fino a toccarle. Per quanto si leghi a Beto, mantiene però sempre un sufficiente distacco e non verbalizza mai, nel corso della narrazione, né il suo affetto per lui, né per le orche. Il titolo fa riferimento al faro nel quale Beto vive da solo.