Olivier (Olivier Gourmet), introverso e taciturno, insegna falegnameria a dei ragazzi sbandati che provengono dal riformatorio. Un giorno al Centro arriva Francis (Morgan Marinne) un sedicenne volenteroso e desideroso di imparare il mestiere. Olivier è estremamente gentile con lui e si prodiga nel dargli consigli e suggerimenti. Tutto nella norma, se non fosse che Francis cinque anni prima, per rubare un’autoradio, aveva ucciso, strangolandolo, l’unico figlio di Olivier. Le giornate scorrono eguali le une alle altre; Olivier continua ad osservare in silenzio il ragazzo ed un giorno gli svela la verità. Francis, spaventato, scappa via, Olivier l’insegue. Nasce una furibonda lotta ed Olivier è sul punto di strangolarlo…
I fratelli Dardenne hanno un’innegabile qualità; il loro cinema essenziale e senza orpelli (macchina a mano e primi piani dei protagonisti) è così asciutto che l’umanità dei loro personaggi finisce inevitabilmente per esploderti in faccia. Sin dalle prime battute si intuisce che qualcosa lega indissolubilmente i due protagonisti. Ma perché Olivier è così preso da Francis? Perché lo insegue con il proprio sguardo, pedinandolo ossessivamente? E mentre lo spettatore si lambicca il cervello per scoprire che quale segreto prima o poi dovrà salire a galla che ecco esplodere la crudele verità. Schiacciato dal dolore, Olivier non urla, non si dispera, non batte i pungi sul tavolo e detende la tensione che accumula, giorno dopo giorno, con degli estenuanti esercizi di ginnastica ed assumendo prima di andare a dormire degli ipnotici. E quando Magalì (Isabella Soupart) la sua ex moglie, gli chiede: “Nessuno lo farebbe. Perché lo fai, allora?” la risposta è un disarmante: “Non lo so.” Dall’altro canto Francis non è descritto come il ragazzo dallo sguardo luciferino e con il ghigno del cattivo ma come un ragazzo solo al mondo e senza alcun riferimento affettivo, al punto che, nelle prime battute del film, ignaro dell’identità di Olivier, gli chiede di fargli da tutore. Un film indimenticabile sul perdono, letto in chiave assolutamente laica, distante mille miglia dai melensi cascami di stampo cattolico. Olivier Gourmet (meritatamente) premiato come miglior attore al Festival di Cannes 2002
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