Bologna, primi anni ’90. Luciano Baietti (Christian De Sica)immobiliarista d’assalto, nel giorno stesso che sposa Fiamma (Laura Morante), la madre dei suoi due figli Paolo e Baldo, si fa intestare i suoi appartamenti e fa perdere poi le proprie tracce. Grazie al fiuto del suo fido consigliere Sergio Bollino (Luca Zingaretti) ed alla copertura di politici e funzionari corrotti, aggira il fisco e costruisce la “Baietti Enterprise” un’holding miliardaria. Sedici anni dopo, alla vigilia del secondo matrimonio, Luciano ha la magistratura è alle calcagna ed allora, per salvare le società, con una carta disperata, le intesta al figlio Baldo (Nicola Nocella), un ragazzone obeso, ingenuo e sprovveduto.
Avati non infonde alla pellicola quelle atmosfere intimiste e nostalgiche divenute il suo caratteristico marchio di fabbrica, e si limita a fotografare, l’Italietta degli Anni 90’, popolata da un gruppo di affaristi cialtroni ed imbroglioni. Il regista emiliano, pur condannando intrighi e bassezze, non affila le unghie e lascia sfilare una galleria di patetiche ed irritanti macchiette; Luciano, un affarista volgare e sprovveduto che finge di essere uno squalo ma che in realtà pende dalle labbra di Bollino, un genio del malaffare, freddo e calcolatore; Fiamma, soprannominata “la scemina”, una donna che perdona all’ex marito raggiri e tradimenti e trascorre le giornate a cantare con l’amica Sheyla (Sidney Rome) delle stucchevoli canzoncine in odore di sacrestia; Baldo, giovane studente del Dams con la passione per i film splatter, un bamboccione con lo sguardo da pesce lesso, completamente ignaro di tutto quello che gli accade intorno. Sullo sfondo un tiepido attacco alle multisale che tagliano i titoli di coda, impedendo agli spettatori di leggere i nomi dei macchinisti, degli elettricisti, degli attrezzisti e dei fotografi di scena. De Sica, per la prima volta in un ruolo drammatico, conferma di essere un attore di razza; Morante, sempre più ingabbiata nel ruolo della donna isterica e frustrata; Zingaretti, di una spanna sopra tutti.
Recensione pubblicata su Segno Cinema – N. 165 Settembre – Ottobre 2010
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