Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant – Italia – 1994 – – Durata 92’

28 Maggio 2025 | Di Ignazio Senatore
Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant – Italia – 1994 – – Durata 92’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il giovane giudice Rosario Livatino (Giulio Scarpati), sostituto procuratore della Procura di Agrigento, è schierato in prima linea nella lotta ai clan mafiosi della zona.

Da tempo, ha intuito, infatti, che le cosche mafiose hanno spostato i loro interessi da Palermo a Sciacca, Agrigento e Canicattì, cittadina dove lui stesso vive.

Dopo la morte di Salvatore Cangemi, capo mandamento della zona, due cosche si battono per il controllo del territorio; quella di Antonio Forte e Giuseppe Migliore (Renato Carpentieri), vicino di casa del giudice.

Livatino raccoglie prove contro i mafiosi ma, ben presto, intuisce che la sua azione non è appoggiata dagli stessi magistrati che, temendo ritorsioni e vendette della mafia, si muovono con troppa prudenza e, spesso, grazie ad alcune talpe all’interno del tribunale, lo ostacolano nelle indagini.

Nonostante le lettere anonime, che riceve quotidianamente, Livatino rifiuta la scorta, ma è scosso quando la mafia uccide Saetta (Roberto Nobile), un giudice esperto, al quale era solito chiedere consigli, e, successivamente, Guazzelli, maresciallo dei carabinieri.

I genitori di Livatino, Vincenzo (Leopoldo Trieste) e Rosalia (Regina Bianchi) sono sempre più preoccupati per la sua incolumità e lo stesso giudice, compreso che la morsa della mafia è diventata sempre più soffocante, per proteggerla, tronca la relazione amorosa con l’avvocatessa Angela Guarnera (Sabrina Ferilli).

Il boss Migliore, difeso dalla stessa Guarnera, decide di costituirsi, ma i provvedimenti emessi nei confronti di Forte partono in netto ritardo e scatenano una faida tra le due cosche. La mattina del 21 settembre 1990, mentre percorre la superstrada per Agrigento, Livatino è freddato da un killer della mafia.

In questo film dal taglio televisivo, diretto da Alessandro Di Robilant (Il nodo alla cravatta, I fetentoni, Per sempre…), tratto dal romanzo Il giudice ragazzino di Nando Della Chiesa, Livatino è descritto come un fedele servitore dello Stato, un uomo che, pur di applicare la Legge, non si arresta di fronte alle pressanti minacce e ai vergognosi avvertimenti della mafia.

Il regista inserisce nella narrazione i discorsi rigorosi e puntuali che il giudice pronuncia in un convegno dedicato ai rapporti tra politica e magistratura.

Sorretto in sede di sceneggiatura da Ugo Pirro e Andrea Purgatori, il regista non cade nelle secche di film militante e il “giudice ragazzino”, definizione infelice che Cossiga diede del giudice Livatino, rischia di apparire come un Don Chisciotte, intransigente e rabbioso, che lotta da solo contro i mulini a vento e che, eroicamente, pur presagendo di essere nel mirino della mafia, non scende a patti con loro e, va incontro al proprio tragico destino.

Per sottolineare la sua rettitudine, Di Robilant inserisce una scena nella quale Livatino rifiuta i dolci e il vino offertigli un mafioso, ma contemporaneamente, lo descrive come un tutore della legge perennemente sotto pressione, sia quando si interfaccia con gli avvocati, che quando interroga gli imputati.

Per tutto il film il giudice non sorride mai, è sempre imploso in se stesso e il regista non gli concede nemmeno dei momenti di tenerezza durante la love-story con l’avvocatessa Guarneri.

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