Camillo (Claudio Bigagli), inguaribile sognatore, vede il mondo in bianco e nero e, credendo di vivere ancora nel Medio Evo, pronto a lottare contro draghi fumanti e soldati nemici, va in giro con in testa un rudimentale elmo ed un’improbabile armatura. Nell’arco di poco tempo muoiono Gina (Valeria Sabel) e Franco (Carlo Croccolo), i due anziani genitori che lo avevano adottato e che allestivano in paese spettacoli con le marionette. Dopo una serie di peripezie, nel lieto fine, Camillo rivede il mondo a colori, riprende a comunicare verbalmente, s’innamora, ricambiato della dolce Maria (Fabrizia Sacchi) e mette in scena uno spettacolo di marionette.
Favola sincera, delicata, ma slegata e pasticciata, che vede come protagonista il classico “scemo del villaggio”, incapace di tessere relazioni sociali significative, che si nutre del proprio mondo illusorio, popolato di sogni e fantasie. Il regista ambienta la vicenda in un paesino della Toscana e descrive il trentenne Camillo come un soggetto ipodotato mentalmente che, inspiegabilmente, nel finale, mostra di essere intellettivamente al passo con gli altri. Come ogni favola che si rispetti Bigagli condisce la narrazione di elementi “magici” (un albero che fa rinsavire i matti), addolcisce la trama con l’ingresso in campo di ragazzo down e la intenerisce con la love-story con Maria. La follia del tenero protagonista non appare credibile e lo stesso regista, in un finale aperto, lascia intendere che la sua “guarigione” è solo fittizia e di facciata.
Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni.
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