Il malato immaginario di Tonino Cervi – Italia – 1979 – Durata 107’

31 Gennaio 2021 | Di Ignazio Senatore
Il malato immaginario di Tonino Cervi – Italia –  1979 – Durata 107’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il ricco Argante (Alberto Sordi), vittima di acciacchi e malanni immaginari, trascorre le giornate a letto, accudito da Tonina (Laura Antonelli), la fida domestica.

Lucrezia (Marina Vlady), moglie di Argante, nel tentativo di accaparrarsi le sue ricchezze e godersele con l’amante, il notaio (Stefano Satta Flores), prova, invano, a convincere il marito a fare testamento e a intestarle tutti i suoi averi.

Il dottor Purgone (Bernard Blier), avendo intuito la suggestionabilità del paziente, lo sottopone, inutilmente a dei clisteri giornalieri e gli propina intrugli e medicamenti di ogni genere.

Angelica (Giuliana De Sio), figlia di Argante, è segretamente innamorata di Claudio (David Pontermoli), un giovane rivoluzionario che si batte contro le guardie papaline, ma il padre, temendo che la propria condizione clinica possa aggravarsi da un momento all’altro, preme affinché sposi Anzalone (Christian De Sica) un sedicente medico, figlio di un valente dottore.

Tonina, stufa del dottor Purgone, lo caccia di casa, getta via tutte le medicine e convince il padrone a fingersi morto. Lucrezia sprizza felicità da tutti i pori; Angelica, invece, è affitta e sconsolata.

Argante ripudia allora la moglie, acconsente al matrimonio della figlia con Claudio, e, dimentico dei mal di pancia e dei capogiri, va in giro per la città sottobraccio a Tonina.

Cervi mette in scena la famosa commedia di Moliere, (già trasposta al cinema nel 1934 da Douglas Sirk) e l’ambienta nella Roma papalina del 1673.

Argante è descritto come il classico malato immaginario che si arrabbia e si deprime se qualcuno gli dice che ha una buona cera e va in brodo di giuggiole se gli si accenna ai suoi ipotetici malanni.

Dopo essersi lamentato della propria sofferenza, alla moglie ed alla fidata Tonina confida: “Il malato deve essere curato, amato, vezzeggiato, rispettato, accarezzato, coccolato.”

Il regista non evita qualche caduta di stile e, per tutta la durata del film, non ci risparmia clisteri e flatulenze.

Troppo flebile il motivo che avrebbe scatenato la malattia nell’ipocondriaco protagonista; alla morte del ricchissimo padre Argante era stato travolto dalla preoccupazione di gestire i suoi beni.

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