Un serial killer rapisce Aubrey Fleming (Lindsay Lohan) diciannovenne studentessa con la passione per il pianoforte e la scrittura, la segrega in uno squallido scantinato e, dopo averla torturata e tagliuzzata in varie parti del corpo, le amputa le dita di una mano. La ragazza riesce a fuggire ed è ritrovata, svenuta, ai bordi di una strada. Dopo aver subito l’amputazione di una gamba, Aubrey dichiara a tutti che il suo vero nome è Dakota Moss, ballerina di lap dance, orfana di una madre tossicomane. Mentre Aubrey prova a mettere ordine nella propria vita, la polizia cerca di incastrare il maniaco omicida.
Non bastano delle strizzatine al pur sempre affascinante tema del doppio, ituoni,i lampi e dei sinistri versi di civetta in piena notte per dare anima ad un horror cervellotico e confuso che pesca a mani basse nel genere splatter.Chris Sivertson spruzza la vicenda con litri di sangue, la condisce con delle dita che sanguinano all’improvviso e ci mostra l’immancabile psichiatra, il dottor Greg Jameson (Gregory Itzin) che prova, inutilmente, a scandagliare la mente della tormentata e contorta protagonista. L’unica nota romantica è il tenero Jerred, fidanzatino di Aubrey che le regala ad ogni occasione delle magnifiche rose blu.
Recensione pubblicata su Segno Cinema – N. 165 Settembre – Ottobre 2010
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