Il commissario Benjamin Espósito (Ricardo Darín), ormai in pensione, decide di imperniare il suo romanzo su una vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto venticinque anni prima, quando era ancora in servizio.
Il 21 giugno del 1974, a Buenos Aires, Liliana Coloto (Carla Quevedo) è barbaramente uccisa, dopo essere stata violentata. Il marito Ricardo Morales (Pablo Rago) non riesce a darsi pace, la polizia brancola nel buio ed i sospetti cadono su Isidoro Gómez (Javier Godino).
Ma l’uomo scompare nel nulla e per più di un anno si perdono le sue tracce. Grazie ad una felice intuizione dell’inseparabile collega Pablo Sandoval (Guillermo Francella), che ha scoperto che Gómez è un accanito tifoso del Racing,
Esposito riesce a beccarlo allo stadio ed a fargli poi confessare il delitto. Ma il regime dittatoriale argentino impera e, per governare, al tempo, non ha timore di cambiare le regole del gioco e di liberare degli assassini utili per imporre il terrore e, scoraggiare chi lotta per il ripristino della democrazia. Il commissario però non demorde e continua la sua inchiesta, fino a scoprire un’agghiacciante verità.
Juan José Campanella dirige una pellicola d’alta classe, premiata con l’Oscar, tratta dal romanzo di Eduardo Sacheri e costeggia il thriller, lo mescola al giallo ed alla denuncia politica contro il violento regime dittatoriale argentino.
Con perfetto equilibrio, mantenendo coesa e compatta la narrazione, ci narra la febbrile ossessione di Esposito per un delitto non risolto, lo condisce con l’amore platonico e melanconico del protagonista con Irene e lo impreziosisce con la commovente amicizia tra Pablo ed il commissario.
Un film che ci conferma come i ricordi possono diventare delle croste che non lasciano vivere il presente, né ci permettono di proiettarci nel futuro e che conferma che, fino a che non si fanno i conti con il passato, non esistono né speranze, né illusioni. Il calcio è sullo sfondo, ma è geniale l’idea di Pablo per catturare Isidoro Gómez.
Avendo intuito dalla lettere spedite alla madre che lo stupratore-assassino nutriva un’insana passione per il calcio, si reca allo stadio dove gioca il Racing, la sua squadra del cuore, con Esposito ed altri agenti per catturarlo.
Gómez, dapprima, riesce a scappare, ma poi, inseguito dai poliziotti, finisce addirittura per invadere il campo da gioco ed essere catturato dai poliziotti, presenti a bordo campo.
Non può mancare nel film una ripresa dall’alto che riprende i calciatori del Racing che vanno in gol, un telecronista che, a squarciagola commenta la partita ed i tifosi della squadra che esultano alla rete.
Premi: Oscar 2010 come Miglior film Straniero, Candidato al David di Donatello 2011 come Miglior Film Unione Europeo.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.
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