Tony Mountset (James Fox), giovane uomo d’affari, torna dall’Africa e decide di prendere alle proprie dipendenze Hugo Barret, (Dirk Bogarde), un impeccabile maggiordomo.
Tony, un individuo fragile ed insicuro, si lascia guidare da Hugo, prodigo di sapienti consigli su come ristrutturare l’appartamento. Susan (Wendy Craig), la fidanzata di Tony, entra in rotta di collisione con Hugo e lo fronteggia senza esclusioni di colpi.
La donna cerca di convincere Tony a sbarazzarsi del perfido “servo”, ma ogni suo tentativo è vano.
Per avere definitivamente campo libero, Hugo fa assumere come cameriera, Vera (Sara Miles), l’amante, spacciandola per la sorella, che spinge, poi, nelle braccia di Tony.
A piccoli passi, Hugo e Vera prendono possesso dell’anima e dell’appartamento del loro padrone.
Quando Tony scopre che Hugo e Vera hanno fatto l’amore nel suo letto, li caccia di casa. Abbandonato da Susan, privato di quella seppur minima rete relazionale, Tony inizia a bere e, avendo compreso che non può più vivere senza Hugo, lo riassume, per divenirne il suo servo.
Film-capolavoro sugli incastri perversi tra vittima e persecutore, e che mostra quel bisogno insano di chi vuole essere catturato e rimanere impigliato nella rete intessuta da chi è visto come più il più forte.
Senza parteggiare per nessuno dei protagonisti, Losey non cade nelle secche del melodramma e, in questa pellicola pessimistica, dissemina, con sguardo cinico ed irridente, una serie di trappole nelle quali Tony, vittima predestinata, inevitabilmente cadrà.
Film sulla “lotta di classe” e sulla vittoria di un servo astuto, che prende il sopravvento su un debole e disarmante padrone. L’omosessualità mai agìta tra i due protagonisti maschili funge da sfondo alla vicenda e fa capolino con velate e parziali allusioni.
Il bianco e nero della pellicola, firmate da Douglas Slocombe e le sequenze, girate nell’appartamento di Tom, barocco e decadente, rafforzano ancor più il senso claustrofobico della storia. Il film, tratto da un romanzo di Robin Maugham, scritto nel 1948, è sceneggiato da Harold Pinter.
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