Il giovane Sergio Giuramondo, appartenente ad una nobiltà lucana, ha un sogno nel cassetto; diventare l’aiutante di re Carlo III di Borbone (Rudiger Vogler) re delle due Sicilie. Divenuto adulto (Julian Sands) entra nelle grazie del sovrano che ne apprezza l’ingegno, la fedeltà e la discrezione al punto da suggerirgli di migliorare la condizione sociale e di sposare la giovane duchessa Cristina Del Carpio (Nastassja Kinski). Alla vigilia delle nozze Sergio scopre che la futura sposa è stata l’amante del re e, ferito nell’orgoglio, abbandona la carriera diplomatica e si ritira prima in convento e poi come eremita sul monte Petra, un luogo aspro, spoglio e solitario. La sua ascetica scelta di vita richiama le attenzioni di Aurelia (Patricia Millardet) un’affascinate nobildonna che, con uno stratagemma, resta a dormire presso il suo capanno e prova a sedurlo. Per non cedere alla tentazione della carne, Sergio si mutila un dito ed, a seguito di questo suo gesto estremo, la sua fama d santità si diffonde e richiama intorno alla sua modesta abitazione una folla di pellegrini in cerca di un miracolo. Inaspettatamente, Matilda (Charlotte Gainsbourg) una giovane ragazza che si era rivolta a lui per ottenere del conforto spirituale, scatena in Sergio delle passioni ormai sepolte nel tempo. Dilaniato dai sensi di colpa per non aver resistito alle tentazioni della carne, Sergio fugge via e si tuffa in un lago con l’intenzione di suicidarsi ma il suo istinto di sopravvivenza ha la meglio e, dopo aver vagato senza meta, ritrova la serenità perduta.
I Taviani s’ispirano al racconto Padre Sergio di Lev Tolstoj e spostano la vicenda dalla Russia ottocentesca dello zar Nicola I al Settecento del Sud italiano di Carlo III di Borbone. Il film è stilisticamente freddo e la figura di Sergio, un uomo alla ricerca del sublime, in perenne lotta per il controllo sulle proprie passioni, è fin troppo asettica e controllata. I Taviani vorrebbero regalarci una metafora sul’orgoglio e suggerisci che l’umiltà è l’unica strada per raggiungere l’assoluto ma, nonostante le intenzioni il protagonista appare eccessivamente macerato nei propri tormenti e la sua scelta di vita ascetica, lontano dai piaceri della vita, più che il frutto del raggiungimento di un equilibrio interno ha il sapore di una severa e patologica punizione. Nastro d’argento a Nicola Piovani per la musica. Suggestiva la fotografia di Giuseppe Lanci.
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