Frank Galvin (Paul Newman), un tempo un brillante avvocato, è schiavo dell’alcol. Da allora, nella speranza di ottenere un incarico, si reca, invano, ai funerali, fingendosi amico del defunto.
Mickey Morrisey (Jack Warden), un collega, per tenerlo lontano dal whisky e restituirgli stima in se stesso, gli fornisce una causa importante.
All’ospedale Santa Caterina di Boston, di proprietà della Arcidiocesi, è ricoverata Deborah Kaye, ridotta un vegetale e in coma irreversibile.
L’Arcidiocesi sa che Galvin ha patrocinato quattro cause in tre anni e le ha perse tutte. Convinti che non avrebbe la forza di andare in giudizio, ha in mente di offrire alla sorella di Deborah e del marito, solo duecentodiecimila dollari.
Il dottor Gruber svela a Galvin che Deborah versa in quella condizione perché i dottori le hanno somministrato un anestetico sbagliato e, pertanto, la paziente è affogata nel vomito.
Contro il parere dei patrocinati, Galvin rifiuta la somma proposta e, deciso a condannare i medici negligenti, porta la causa in tribunale.
La compagnia assicuratrice sfoggia come avvocato difensore Ed Concannon (James Mason), un principe del foro di Boston, assistito da un’equipe di esperti e amico del giudice Hoyle.
Concannon, intanto, muove le sue pedine e si assicura degli articoli sui quotidiani locali che inneggiano alla bravura dei medici del Santa Caterina. Galvin, coadiuvato da Mickey, va a caccia di indizi e frequenta sempre più assiduamente Laura Fisher (Charlotte Rampling), una donna misteriosamente sbucata dal nulla che, in realtà, è una spia di Concannon.
Galvin punta sulla dichiarazione di Gruber che, però, vola ai Caraibi e si rende irreperibile. Con le spalle al muro, non gli resta che chiedere la consulenza al dottor Thompson, un anestetista nero, che non ha grandi titoli scientifici.
Galvin allora gioca la sua ultima carta e rintraccia l’infermiera Kaitlin Costello, che ha accolto Deborah in clinica e ha stilato la cartella clinica.
Nel corso dell’interrogatorio, l’infermiera dichiara che, al tempo, messa sotto pressione dai medici della clinica, pena il licenziamento, aveva riportato in cartella il falso e annotato che la paziente, invece di un’ora aveva ingerito del cibo nove ore prima dell’intervento.
Sidney Lumet (Pelle di serpente, Uno sguardo dal ponte, L’uomo dal banco dei pegni, Riflessi in uno specchio scuro…) centra il cuore dello spettatore con il personaggio di Galvin che non appare il solito avvocato arrogante, sbruffone e pieno di sé, ma un uomo elegante e distinto, un tempo affermato, che, dopo essere stato licenziato, anni prima dallo studio professionale per il quale lavorava, abbandonato dalla moglie, si era ridotto a scolare whisky.
Lumet lo descrive come un professionista ostinato, che non si arrende, anche quando la causa sembra irrimediabilmente persa, consapevole che per lui era l’ultima possibilità per risalire la china e affrancarsi dal passato alcolomanico. Tratto dal romanzo omonimo di Barry Reed
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