Renato Baldi (Ugo Tognazzi) e Albin Mougeotte (Michel Serrault), soprannominato Zaza Napolì, fanno coppia da venti anni e gestiscono insieme, a Saint Tropez, La Cage aux Folles, un night dove si esibiscono dei travestiti.
Laurent (Remi Laurent), il figlio che Renato ha avuto in un notte d’amore con Simone Deblon (Claire Maurier) e che Albin ha cresciuto facendole da madre, comunica al papà che sta per sposarsi con la giovane Adeline (Luisa Maneri), figlia del deputato Simon Charlier (Michel Galabru), esponente del “Partito per l’Ordine Morale”, e di Louise (Carmen Scarpitta).
Adeline, non ha il coraggio di svelare al padre la vera identità di Renato e gli lascia credere che sia un addetto culturale all’Ambasciata Italiana e che la madre si occupi di bambini. Intanto il presidente del partito nel quale milita Charlier muore tra le braccia di una prostituta minorenne nera e scoppia lo scandalo.
Louise allora convince il marito che il matrimonio in pompa magna della figlia, con tanto di benedizione papale, potrebbe metterlo di nuovo sotto una nuova luce e spinge per incontrare a cena i futuri suoceri.
La notizia del matrimonio di Laurent getta nello scompiglio Renato, preoccupato per i modi effeminati di Albin e, di concerto con il figlio, contatta Simone, che si dichiara disponibile a essere presente alla cena che si terrà a casa di Renato e di Albin, collocato sopra il night.
Albin, dapprima si mette da parte, ma poi si presenta alla cena e dichiara di essere la madre di Laurent. Come prevedibile, sopraggiunge Simon e la verità salterà fuori, ma i due giovani innamorati convoleranno egualmente a nozze.
Commedia campione d’incasso, tratta dall’omonima commedia di Jean Poiret, che, ironizzando sui finti moralisti e bigotti, mette in scena il variopinto mondo degli omosessuali e dei travestiti. Molinaro punta tutto sullo charme e l’eleganza di un Tognazzi monumentale e sulle bizze di un isterico, ma travolgente Serrault, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi.
Le trovate e i colpi di scena non mancano ed è irresistibile la trasformazione dell’appartamento di Renato e Albin, da un’alcova, piena di gingilli a sfondo erotico, a quello classico e sobrio dove campeggia finanche un gigantesco crocefisso del Trecento.
Tra i personaggi di contorno spiccano Jacob, (Benny Luke), l’effeminato cameriere negro e Venantino Venantini, nei panni del tassista spione dell’onorevole.
Non mancano però i nei; la caratterizzazione di omosessuali e travestiti è troppo variopinta e pittoresca e scivola spesso nel ridicolo e nell’eccesso.
Il titolo, in italiano, fa riferimento alle volte che Renato va a letto con una donna; quello francese, più propriamente ad una gabbia di folli. David di Donatello a Michel Serrault come miglior attore straniero.
Il film era stato candidato all’Oscar per la miglior regia, sceneggiatura non originale e per i magnifici vestiti firmati da Piero Tosi.
Il film vanta due seguiti: Il vizietto II (1980), per la regia dello stesso Molinaro e Matrimonio con vizietto di Georges Lautner (1985). Remake hollywoodiano dal titolo Piume di struzzo, diretto da Mike Nichols nel 1996.
Per un approfondimento sulla filmografia di Ugo Tognazzi, si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Ugo Tognazzi”, edito da Gremese (2021), corredato da 800 foto, dall’antologia della critica e dai commenti di attori e attrici, e registi che hanno lavorato con lui.
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