Io ti salverò (Spellbound) di Alfred Hitchcock USA – 1945 – Durata 111’- B/N

30 Agosto 2020 | Di Ignazio Senatore
Io ti salverò (Spellbound) di Alfred Hitchcock  USA – 1945 – Durata 111’- B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Nella clinica Villa Verde nel Vermont il dottor Edwards prende il posto dell’anziano direttore Murchison (Leo G. Carroll) ma sin dal suo arrivo si mostra nervoso ed irritabile, ha dei vuoti di memoria, non tollera la vista del bianco e delle righe e finisce per destare i sospetti di Constance Peterson (Ingrid Bergman) una giovane psicoanalista. La polizia scopre che Edwards è stato assassinato mentre sciava in montagna e sospetta del giovane dottore ma Costance, innamoratasi di lui, convinta che è innocente, lo esorta a ricordare qualcosa del passato ed a recuperare dei brandelli di memoria. Dopo mille sforzi lo sconosciuto (Gregory Peck)  scopre di chiamarsi John Ballantine, di essere un medico che aveva combattuto in aviazione in Italia e che era convinto, erroneamente, di aver ucciso il dottor Edwards per prenderne il suo posto. La polizia è alle calcagna ed i due si rifugiano da un anziano psicoanalista, il dottor Brulov (Michael Chekhov), maestro di Costance. Grazie all’interpretazione di un sogno di John la verità sale a galla, John recupera memoria ed identità e Costance smaschera l’assassino del dottor Edward che si suicida.

Definito dallo stesso regista come una “caccia all’uomo in un involucro di pseudo-psicoanalisi“, questa pellicola contribuì a sancire il successo di Hitchcock presso il grande pubblico.

Hitchcock dissemina, sin dalle prime battute del film, qualche ironico attacco alla teoria freudiana e lascia che Mary (Rhonda Fleming) una paziente ricoverata, si rivolga a Costance e le dica: “Tutta questa storia è ridicola. La psicoanalisi, ne ho abbastanza, oramai. Giornate intere sprecate in inutili chiacchiere. Non mi direte che guarirò raccontandomi gli stupidi episodi della mia infanzia? Sciocchezze!” Costance non si scompone e, con il sorriso sulle labbra, prontamente, le risponde: “Tutti i pazienti sono della stessa opinione durante le prime sedute. Il vostro male ha una sua ragione di vita e spetta a noi spiegarvene il perché. Quando saprete perché compite certi atti e quale è stata l’origine, sarete già sulla via della guarigione.” Più che a scavare nei meandri della psiche il regista impagina un giallo d’alta classe e, sin dal suo ingresso in campo, s’intuisce che John Ballatine nasconde qualche segreto di troppo. Hitchcok ripropone più volte le fobie del protagonista per il bianco solcato dalle righe e lo mostra mentre impallidisce quando è a tavola al fianco di Costance (che disegna con una forchetta su una tovaglia bianca delle strisce) e sviene non appena intravede un copriletto ed una vestaglia bianca rigata di nero. La vicenda ruota tutto intorno all’omicidio del dottor Edwards che riattiva un atavico complesso di colpa di John; da bambino non aveva impedito la morte accidentale del fratellino, trafitto dalle punte di una ringhiera di ferro. Ne corso del film per rassicurare il suo amato John, Costance gli dice: “Spesso accade che la causa di queste fantasie risalga alla prima infanzia. E’ molto facile desiderare del male a qualcuno e se una disgrazia accade veramente, ce ne sente responsabili, fino a far crescere in noi negli anni, un mostruoso e falso senso di colpa. Nel corso della cura ve ne renderete conto.”. Più che per la melensa e sentimentale storia d’amore tra Costance e John o la spiegazione psicoanalitica che sottende la fobia del protagonista, il film è entrato nella storia del cinema per le incantevoli ed ipnotiche immagini oniriche realizzate sui disegni di Salvator Dalì che furono poi incredibilmente tagliate, in parte, in fase di montaggio. Il titolo italiano punta tutto sulle spinte riparative di Costance mentre quello originale, più poetico e struggente rimanda genericamente all’incanto ed al fascino che la vista di John provoca nella timida e sessuofobica protagonista. Oscar alla colonna sonora di Miklos Rozsa. Dal romanzo “The house of dr. Edwards” di Francis Beeding.

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