Anni Novanta. La settantottenne scrittrice inglese Iris Murdoch (Judi Dench) autrice di saggi e di romanzi di successo, è invitata in una trasmissione televisiva e, nel corso del programma, s’inceppa e non ricorda più la domanda che le è stata rivolta. Sconvolta, ritorna a casa e chiede al marito John Baykey (Jim Broadbent) se ha ricevuto la telefonata di Nora, morta ormai da anni. Sono i primi segnali del morbo di Alzheimer che la sta divorando e che la porterà alla morte, alcuni anni dopo, in una clinica per anziani.
Seppur girata con garbo, la pellicola, noiosa, lenta ed asfittica non convince affatto e sono troppo forzati i flashback che ci riportano indietro negli Anni Cinquanta e mostrano la giovane Iris (Kate Winslet) scrittrice in erba, ribelle, trasgressiva, bisessuale che frequenta Oxford e che punta gli occhi sul timido ed impacciato John (Hugh Boneville), critico letterario e studioso di letteratura inglese. Al di là delle crepe narrative, il regista descrive con dovizia di particolari il lento sfiorire della protagonista. Nelle prime battute del film Iris, ormai indementita al suo inseparabile John, confessa: “Le idee non le riesco a mettere insieme, mi dimentico le cose. Devo scrivere, devo fare uscire le parole Sarò come un animale predato se non potrò scrivere, come un cane affamato. Mi sento come se veleggiassi nelle tenebre”. Impietosamente il regista la mostra mentre continua a ripetere la stessa frase più volte, non ricorda più il nome del primo ministro, non prova nessuna emozione neanche quando il postino le mostra il suo nuovo volume che ha appena dato alle stampe. Un medico la sottopone successivamente ad un test dove deve riconoscere degli oggetti, leggere delle scritte ed attribuire loro un significato; non solo si stanca facilmente ma legge God invece di dog, vede una racchetta da tennis, intuisce la sua funzione ma non ricorda il nome dell’oggetto e si limita a dire che è una cosa che serve per giocare. Con immacolato candore è la stessa Iris che al medico che l’ha appena visitata dice: “So di cosa si tratta e mi spaventa ma poi a volte non mi spaventa più e questo è altrettanto brutto perché vuol dire che sta vincendo.” Una stucchevole musica in sottofondo pregiudica ancora di più la fruizione della pellicola. Dal volume Iris and her friends ed Elegia per Iris di John Bayley. Premio Oscar 2001 come miglior attore non protagonista a Jim Broadbent.
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