Ivan (Ivan Franek), in cerca di un lavoro, giunge in una piccola isola delle Tremiti, insieme al padre malato. Dopo aver lavorato un paio di ore come muratore, il giovane datore di lavoro, supportato dai suoi amici, non solo non lo paga, ma lo picchia e lo intima di abbandonare l’isola. Martina (Asia Argento), una giovane apicultrice, muta, assiste alla scena e lo accompagna in ospedale, ma Ivan è un clandestino, non ha i documenti e decide di dirigersi al porto per partire con la prima nave. Martina s’intenerisce, lo raggiunge al porto e lo conduce nella canonica dove vive con don Enzo (Giorgio Colangeli), un prete, invalido.
Don Enzo assume Ivan come badante e lo tiene con sé, scatenando l’ira di Wilma (Anna Ferruzzo), l’apprensiva, gelosa e bisbetica sorella che, sentendosi esclusa, vorrebbe accudirlo e cucinare per lui. Don Enzo scopre che la sorella, in accordo con Rocco (Pascal Zullino) , vuole costruire uno stabilimento balneare dove Martina coltiva le api e confida a Ivan che Martina non è muta dalla nascita e che il silenzio è conseguenza di una sua scelta. Grazie a Don Enzo, Ivan torna nel suo paese d’origine e cerca di convincere il padre a seguirlo, ma il vecchio genitore decide di restare con i compaesani. Martina e Ivan stanno sempre più insieme e lui cerca di spingerla a svelargli perché ha scelto di rimanere in silenzio.
C’è la festa del paese e Ivan e Martina, che per l’occasione si è anche truccata, ballano insieme. I paesani iniziano a borbottare e Rocco spinge sempre Wilma a denunciare dai carabinieri lo “straniero”. Sul finale, Ivan parte, Martina lo raggiunge e, ritrovata la voce, lo saluta. Sul finale, memore di una leggenda che le aveva narrato Ivan, tuffa il volto nell’acqua di mare e vede l’amato.
Chiantini rispolvera uno dei topos narrativi più cari al cinema e nostra come uno straniero, dopo essersi introdotto in una comunità, provoca dei cambiamenti in uno o più componenti di una famiglia. A beneficiare della sua presenza sarà, infatti, Martina, da tutti in paese, definita “la pazza” che, grazie a lui, troverà la spinta per gettarsi alle spalle il trauma della morte della figlia, a riacquistare “magicamente” la voce e a guardare con ottimismo al futuro.
Il regista abruzzese non vira nel sentimentale e sposa un taglio dal sapore documentaristico, prediligendo una musica greve e lasciando che Vladan Radovic adotti, nelle scene di interni, una fotografia calda, ma cupa. Asia Argento, senza trucco e imbruttita, si cala perfettamente nel personaggio di Martina, prosciugando al massimo la recitazione. Nel cast Paolo Briguglia, nei panni di un carabiniere.
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