L’avvocato Reinhardt Klermer (John Harvey) muore investito da un’auto, Frank Faville (Alexander Knox) avvelenato, Martin Roth (Thorley Walters) ustionato mortalmente con la fiamma ossidrica, Victor Ledoux (Robert Crewdson) impiccato.
L’ispettore Holloway (Patrick Wymark) di Scotland Yard cerca di dipanare la matassa ed è colpito da un segno distintivo che l’assassino lascia sul luogo del delitto; una bambola di cera che riproduce perfettamente il volto della vittima.
Nel corso dell’indagine scopre che i quattro assassinati facevano parte di una commissione che operava nella Germania post nazista e che, in maniera subdola, aveva confiscato i beni di Victor Von Sturm, riducendolo sul lastrico.
Holloway dirige le indagini sulla vedova Von Sturm (Margaret Johnston) una donna inchiodata su una sedia a rotelle, vittima di una paralisi isterica che vive in un laboratorio dove confeziona bambole di cera in compagnia del figlio Mark (John Standing).
Il responsabile dei delitti è Mark ed aveva architettato tutto il piano per vendicarsi dei quattro malfattori e far ricadere, poi, le colpe sulla madre, una donna disturbata e che odiava segretamente.
Il regista ambienta la vicenda a Londra ed impagina un horror lento e noioso nella prima parte ma che si ravviva in un finale ricco di colpi di scena; dopo una caduta accidentale Mark rimane paralizzato e la madre lo trucca e lo riduce ad una bambola parlante. Scritto dall’americano Robert Bloch, autore di Psycho.
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