La contessa scalza (The barefoot contessa) di Joseph L. Mankiewicz – USA – 1954 – Durata 128’

14 Aprile 2020 | Di Ignazio Senatore
La contessa scalza (The barefoot contessa) di Joseph L. Mankiewicz – USA – 1954 – Durata 128’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Kirk Edwards (Warren Stevens) ricchissimo produttore americano è alla ricerca di nuovi volti per il cinema ed in compagnia di Oscar (Edomond O’Brien) il suo press-agent e di Harry Dawes (Humprey Bogart) sceneggiatore in ribasso, vola in Spagna per scritturare Maria Vargas (Ava Gardner) un’affascinante ballerina spagnola che si esibisce in un piccolo cabaret. Dopo mille resistenze lei accetta le loro offerte e, sbarcata ad Hollywood, con il nome di Maria D’Amato, diventa ben presto un diva famosa ed acclamata. Kirk la vorrebbe per sé ma lei, per ripicca, accetta la corte discreta di Bravano (Marius Goring) un miliardario sudamericano che s’accompagna a lei in pubblico per farsi un po’ di pubblicità. Maria ha successo, ricchezza, bellezza ed uno stuolo di ammiratori che farebbero follie per lei ma è sempre più triste ed infelice. In Costa Azzurra conosce il conte Torlato Favrini (Rossano Brazzi) lo sposa ma solo allora lui le confessa di essere diventato impotente a seguito di un incidente di guerra. Maria lo ama e, per regalargli un figlio, lo tradisce con l’autista. Suo marito la scopre ed uccide lei e l’amante.

Mankiewicz spreca un cast stellare ed impagina un melodramma che meritava di essere tagliuzzato qua e là. La vicenda si apre con la voce fuori campo di Dawes che al cimitero, durante il funerale di Maria, ripercorre a ritroso la vita della protagonista, una donna con un’infanzia dolorosa alle spalle, vittima di una madre odiosa ed asfissiante, uccisa dal marito. Durante i bombardamenti la piccola, povera ed affamata Maria si riparava tra le rovine in mezzo al fango e da allora questa sensazione di precarietà e di incertezza le si era incollata addosso e non le aveva permesso di essere mai più felice. Maria appare come una donna vuota e spenta emotivamente, incapace di infiammarsi e di provare gioia per il lavoro, il lusso, la fama e la ricchezza accumulata. Per tutto il film domina i propri sentimenti, è sempre cupa e tormentata ed a Dawes confida: “Io odio le scarpe le metto per ballare e per mostrarmi in pubblico ma ho paura quando le porto, mi sento più sicura quando cammino nel fango.” La sua scelta di dare a tutti i costi un erede al marito non convince e, stranamente, il regista evita che tra Dawes e Maria sbocci l’amore. Sulla pellicola aleggia un pesante clima mortifero e Mankiewicz rende ancora più complessa la fruizione della pellicola lasciando che, a turno, la voce fuori campo di Dawes, Oscar, del conte e di Maria commentino la vicenda.  Oscar per Edmond O’Brien. Nel cast Valentina Cortese, Alberto Rabagliati, Franco Interlenghi.

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