Catania. Il patriarca Leopoldo Platania (Turi Ferro), despota severo e intransigente, impone le sue regole ferree al figlio Enrico (Pino Caruso), alla nuora Elena (Paola Quattrini) e ai nipotini.
L’arrivo in casa di Catherine Lehler (Martine Brochard), una raffinata governante francese, crea, come prevedibile, lo scompiglio in casa Platania.
Enrico fa il cascamorto, ma è prontamente respinto dall’elegante Catherine. Fervente calvinista, in punta di piedi, insinua, nella mente del severo e conservatore Leopoldo il dubbio che non sia un vero cattolico, dal momento che la domenica non va a messa.
Tra i due nasce una sincera amicizia e il vecchio capofamiglia le svela che decenni prima, a causa dei suoi rigidi principi morali, aveva visto la figlia quattordicenne ballare con il suo ragazzo in una festa.
Quest’ultima accusata, erroneamente, in pubblico di aver avuto un comportamento fin troppo disinibito, per la vergogna, un attimo dopo si era lanciata nel vuoto.
Elena, intanto, è lusingata dalla corte di Alessandro Bonivaglia (Vittorio Caprioli), un intellettuale, noto per i volumi pubblicati, e Jana (Agostina Belli), la giovane cameriera, è sempre più dolce e disponibile verso Catherine che, equivocando le sue attenzioni, imbarazzata, comunica ai Platania che le ritiene fin troppo morbose.
Jana è licenziata in tronco e, rispedita al paese natio e, al suo posto, è assunta Francesca. Jana muore in un incidente e Leopoldo scopre Catherine tra le braccia di Francesca. Sul finale, il patriarca perdona Catherine, che aveva tentato il suicidio, e la salva.
Tratto da un romanzo di Vitaliano Brancati, il film lento e verboso, si impantana intorno a delle cervellotiche riflessioni sula fede, sulla creatività, ed è appesantita dalla figura, fin troppo retrò di Leopoldo, un insopportabile censore che, per tutta la vicenda, trattandoli dall’alto in basso, bacchetta figlio e nuora.
Il film diventa ancora più indigeribile per la scelta del regista di donare alla supponente e distaccata governante francese delle acide considerazioni su Alessandro, accusato di essere diventato famoso solo perché disprezza le donne.
Scatenando l’ira dei fedelissimi di Brancati, rispetto al romanzo, Grimaldi (Un caso di coscienza, Il magnate, Il fidanzamento…) cambia il finale e lascia che Catherine non muoia suicida.
Caprioli è credibile nei panni dello scrittore disincantato che, da un lato, corteggia l’insoddisfatta Elena, trascurata dal marito, perennemente a caccia di avventure, e dall’altro riesce a stare al passo dei tempi e a vedere la realtà senza le barriere della falsa e ipocrita morale corrente.
Nel cast Agostina Belli, attrice che aveva già esordito nella commedia sexy nel 1972 con La calandria di Pasquale Festa Campanile e nel censuratissimo Nonostante le apparenze e purchè la nazione non lo sappia…all’onorevole piacciono le donne…di Lucio Fulci.
Curiosità: Inizialmente il regista affidò il ruolo di Catherine a Susannah York, attrice decisamente autoriale, diretta, infatti, in precedenza da Fred Zinnermann, Richard Attenborough e Robert Altman. Quando Martine Brochard subentrò al suo posto, Grimaldi dovette rifare le scene già girate con l’attrice londinese.
Turi Ferro, reduce dal successo di Malizia di Salvatore Samperi (1973) sarà presente anche al suo sequel, Malizia 2mila sempre diretto dal regista padovano.
Esordio nel filone sexy per Paola Quattrini che comparirà poi ne L’ammazzatina di Ignazio Dolce (1975) e ne La cameriera seduce i villeggianti di Giovanni Grimaldi (1980).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024
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