La marcia su Roma di Dino Risi – Italia -1962

19 Ottobre 2023 | Di Ignazio Senatore
La marcia su Roma di Dino Risi – Italia -1962
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Siamo nel 1919. Domenico Rocchetti (Vittorio Gassman) é un reduce della guerra 1914-18 e, per impietosire i passanti e scroccare qualche centesimo, finge di essere stato decorato con una medaglia d’argento per il coraggio mostrato sul Fronte.

Incontra Umberto Gavazza (Ugo Tognazzi), ex commilitone, e lo invita ad aderire al movimento fascista. I due s’imbattono nell’invasato capitano Paolinelli (Roger Hanin), alla guida di in un manipolo di fascisti, e decidono di seguirlo.

Finiscono in prigione per aver sostituito gli spazzini in sciopero e sono condannati a due anni di prigione dall’inflessibile giudice Milziade Bellinzoni (Howard Rubiens). Liberati dagli squadristi, partecipano con loro a diverse “azioni punitive” e, per vendicarsi di Bellinzoni, si recano a casa del giudice che, con grande dignità, accetta di bere dell’olio di ricino.

Per raggiungere gli altri squadristi in marcia per Roma requisiscono poi un’automobile da un marchese ma sono poi puniti da Paolinelli perché il nobile, pur essendo un latifondista, appoggia il fascismo. Dopo una serie di disavventure e la morte di un poveraccio, Domenico e Ugo comprendono che il fascismo non è quel vento di libertà tanto auspicato e, sul finale, perplessi e preoccupati, vedono sfilare tra la folla, in trionfo, le camice nere.

In questa commedia dai risvolti grotteschi, Risi dirige per la prima volta Tognazzi. In campo due personaggi contrapposti; spaccone e facilone quello di Gassman, ingenuo e passivo quello di Tognazzi che, pur accodandosi al suo ex commilitone e seguendolo in tutte le scorribande, gli fa notare, in più occasioni, le incongruenze tra il programma annunciato dai fascisti e quello che avviene nella realtà.

Gli fa, infatti, notare che le terre non sono state donate ai contadini, che nonostante dichiarino di voler garantire la libertà di stampa, le camice nere bruciano i giornali contrari alla loro politica e, infine, che, dopo avere annunciato che avrebbero abolito i titoli di casta nobiliari e quelli degli ordini cavallereschi, i fascisti accettano i soldi dei nobili latifondisti.

Senza mai alzare i toni, il regista milanese descrive i fascisti della prima ora come dei gaglioffi arroganti e violenti e lascia intendere che molti tra quelli che hanno aderito al nascente partito, guidato da Mussolini, non solo erano poco attrezzati culturalmente, ma soprattutto, erano persone anonime alla ricerca di una propria identità e vogliosi di dare una svolta alla loro inutile e povera esistenza.

Gassman (che parla in romanesco) e Tognazzi (dall’accento bergamasco) per la prima volta insieme funzionano e i due, ai quali hanno regalato una coloritura dialettale, fanno a gara a superarsi. Nel cast Giampiero Albertini, nei panni del cognato di Umberto, acceso antifascista.

Per un approfondimento sulla filmografia, la vita, le attività teatrali e televisive di Ugo Tognazzi, si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Ugo Tognazzi”, edito da Gremese (2021), corredato da 800 foto, dall’antologia della critica e dai commenti di attori e attrici, interpretati al fianco dell’attore cremonese  dei film e dei registi che lo hanno diretto.

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