L’anziano Giorgio III (Nigel Hawthorne) re d’Inghilterra, inizia comportarsi in maniera sempre più eccentrica e bizzarra; sveglia la servitù nel cuore della notte, sgambetta per il prato in camicia da notte, durante un concerto dirige i musicisti sostituendosi al direttore d’orchestra e si lascia andare in pubblico a dei commenti sconvenienti nei confronti di alcune cortigiane. Approfittando della sua malattia, il Principe di Galles (Rupert Everett) suo figlio trama alle sue spalle per destituirlo dal trono. La regina Carlotta (Helen Mirren) prova a mediare ma non sembra in grado di mutare il corso degli eventi. I medici di corte sono impotenti di fronte all’avanzare della malattia ed interpellano il dottor Willis, Ian Holm, uno psichiatra anti-litteram, che dirige un manicomio e che, con una dieta appropriata ed i suoi metodi di cura rigidi e severi, riconduce il re alla ragione, permettendogli di restare saldamente sul trono.
Hytner, noto regista teatrale, all’esordio dietro la macchina da presa, dirige un sontuoso affresco d’epoca e fotografa perfettamente il clima che si respirava nelle corti e nei palazzi reali d’oltre Manica. In un raro momento di lucidità, Giorgio III confessa alla moglie il suo penoso stato: “Sono trascinato dalla coda dei miei discorsi, che ci posso fare. Devo seguire le mie parole, le devo rincorrere. Non lo so. La pazzia non dolorosa. Essere pazzo non è come essere cieco; i pazzi camminano, saltano, ballano. Io parlo, parlo, parlo, parlo. Sento le parole e le devo dire. Devo svuotare la mia testa di tutte le parole. Qualcosa è successo, qualcosa non funziona.”
Willis è descritto come un medico sensibile, dotato di forte personalità, in grado di tener testa al sovrano che, affetto da porfiria, una malattia ereditaria del sangue, appare sempre più regredito, capriccioso ed infantile.
Ad un cortigiano lo stesso dottore espone i principi su cui basa la propria teoria: “Lo stato della monarchia e quella della demenza a volte coincidano. Alcuni dei miei pazzi pensano di essere re, lui, essendo re, dove si rifugerà con la fantasia? Ma chi stabilisce la norma per un re? Sempre ascoltato, obbedito, ossequiato, chi può crescere in questa dieta quotidiana di compiacenza? Avere un freno, un’opposizione, essere contrastati, rigenera il carattere e vivifica lo spirito. E’ la mancanza di questi esercizi che rende rigidi i regnanti.”
Nel corso del film il dottore affronta più volte il sovrano a muso duro ed in più occasioni gli ricorda che di fronte ai suoi occhi è solo un paziente: Sullo sfondo la Rivoluzione francese alle porte e la perdita delle colonie americane. Da una piece teatrale di Alan Bennett. Oscar (1994) a Ken Adam per la scenografia ed a Carolyn Scott come arredatrice.
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