La vita altrui di Michele Sordillo – Italia – 1999 – Durata 84’

20 Dicembre 2021 | Di Ignazio Senatore

In questo film s’intrecciano diverse storie.

Tra queste lo strano rapporto tra Irene (Luisa Pasello) ed il marito, l’avvocato Andreoli (Renato Carpentieri). Allo psicoanalista (Massimo De Francovich) lei racconta, con fredda e lucida determinazione, che per uccidere il marito, ha messo delle schegge di vetro nel cibo e del topicida nel collirio.

Lo psicoanalista non dà peso alle comunicazioni della donna e le liquida come delle malsane ed innocue fantasie.

Nel corso degli incontri successivi Irene, dopo aver mostrato all’analista dei lividi, frutto a suo dire dei maltrattamenti subiti all’interno delle mura domestiche, gli racconta che, pur sapendo che un piccolo elettrodomestico casalingo era difettoso, non aveva impedito al marito di usarlo; quando lui, con la mano insanguinata, le aveva chiesto aiuto, invece di soccorrerlo o di chiamare il pronto soccorso, senza pensarci due volte, lo aveva abbandonato al suo destino.

L’analista, preoccupato, convoca Andreoli che si presenta allo studio con una vistosa fasciatura alla mano, medicata, a suo dire, per un piccolo incidente avvenuto nel suo ufficio.

Il giorno successivo Andreoli va dal dottore e gli comunica che la sera precedente la moglie si era avvelenata nella vasca da bagno e che lui, avendo chiamato l’autoambulanza il giorno dopo, era stato accusato di omicidio colposo e di omissione di soccorso. Alla sua richiesta di testimoniare in suo favore e di raccontare ai giudici quello che sa sulla moglie, lo psicoanalista gli risponde che non è disponibile ad aiutarlo, perché non sa se credergli o meno.

Pellicola a doppia velocità; intrigante, coinvolgente ed appassionante (quando entrano in campo l’analista e la coppia di coniugi) e leziosa, pallida ed incolore (quando narra del talk-show televisivo “La vita altrui” e degli intrighi che vedono coinvolti un professore universitario, il padre della conduttrice del programma e la figlia dell’avvocato, squilla di lusso).

Sordillo ha il merito di mettere in campo una delle coppie più perverse del cinema italiano ed è bravo nell’evocare, con pochi tratti, il profondo disagio dello psicoanalista che non riesce a comprendere la reale sofferenza della paziente.

Per un approfondimento sui rapporti tra cinema e psiche si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Cinema (italiano) e psichiatria), Zephyro Edizioni.

 

 

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