Tancredi (Claudio Amendola) decide di intraprendere un trattamento analitico. Sin dal primo incontro, dichiara essere un corrispondente per l’estero di un’agenzia giornalistica e descrive, nei minimi particolari, una scena a cui aveva assistito quando era in Bosnia; una bomba, esplosa in un parco di una città, aveva causato numerosi feriti ed alcune vittime, tra cui, quella di una giovane donna, morta in maniera drammatica.
Claudia (Francesca Neri), giovane analista, agli inizi della carriera, appare molto turbata perché individua nel suo racconto delle analogie con un attentato stragista di cui era restata vittima, qualche anno prima, sua sorella Lorenza.
Man mano che le sedute si susseguono, il sospetto diventa realtà. Tancredi (un militare della Folgore, reclutato dai servizi segreti deviati per piazzare una bomba), è l’autore della strage nella quale Lorenza aveva perso drammaticamente la vita.
L’uomo ha scelto la via dell’analisi per chiedere perdono all’analista e offrirle la possibilità di “stanare” i mandanti della strage. Claudia chiede consiglio al suo supervisore (Massimo de Francovich), ma “stranamente” da quel momento in poi, scopre di essere intercettata, pedinata e minacciata.
Contattato un solerte giudice (Toni Bertorelli), l’analista è costretta a vivere sotto la scorta della polizia e in anonimato. Molla tutto (lavoro, professione, affetti, amici) e dopo essere stata abbandonata dal marito (un sempre convincente Enzo Decaro), vaga per l’Italia per cinque anni, fino al giorno dell’udienza.
In aula, dopo essere stata etichettata come mitomane, Claudia accusa il suo supervisore di essere un agente dei servizi segreti. Sul finale Tancredi trova la forza di deporre in tribunale e accusare i responsabili della strage.
Film sui depistaggi politici e non solo. Pellicola che mostra (per la prima volta al cinema) una psicoanalista che non si rinchiude nel suo piccolo ed angusto studiolo ma che affronta, a muso duro, la complessa realtà che le sta intorno.
Messa di fronte ad una scelta coraggiosa, Claudia antepone al lavoro, non solo l’impegno politico e sociale, ma la ricerca di sé. Con coraggio e determinazione Claudia combatte una battaglia che la porterà a guardarsi, inevitabilmente, dentro, senza più fingere, né scappare.
Film che propone, per la prima volta sullo schermo, la figura di una psicoanalista che non s’innamora del primo paziente che le fa gli occhi dolci e che descrive (finalmente) una psichiatra decisa, attenta e molto professionale.
Il regista (sceneggiatore di Salvatores, Piccioni, Mazzacurati, Luchetti) volutamente lascia nel dubbio lo spettatore se l’ambiguo ed inquietante supervisore sia o meno un infiltrato dei servizi segreti o la vittima delle fantasie paranoiche della sua allieva.
Film fortemente “schierato”, a metà tra thriller politico e giallo psicologico. Il titolo fa chiaramente riferimento a quei poteri forti, a quei servizi segreti deviati che, per anni, hanno lavorato, in maniera occulta, influenzando le sorti e il destino dell’Italia.
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