L’esercito delle 12 scimmie (12 monkies) di Terry Gilliam – USA – 1996 – Durata 125’

12 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore

Un virus mortale ha infettato nel 1997 il pianeta sterminando cinque miliardi di persone. Nel 2035 i sopravvissuti  vivono nel sottosuolo perché la superficie del pianeta è diventata inabitabile e popolata solo da animali. In cambio di uno sconto sulla pena, James Cole (Bruce Willis), detenuto per  atti di violenza, è spedito indietro nel tempo per raccogliere informazioni e scoprire chi ha contaminato la Terra. L’unica traccia che ha a disposizione è quella di una fantomatica organizzazione denominata “l’esercito delle dodici scimmie”, ritenuta responsabile dell’irreparabile disastro ecologico. A causa di alcuni errori, Cole è spedito prima nel 1917, in piena Prima Guerra mondiale, poi nel 1990 ed, infine, nel 1996 in un reparto psichiatrico dove agli increduli dottori racconta della futura distruzione del pianeta. I medici lo ascoltano con sufficienza ed irritazione e, ritenendolo completamente pazzo, lo sedano con una robusta dose di psicofarmaci. Ma la dottoressa Kathryn Railly (Madeleine Stone) ritiene credibile la sua storia e quando Cole fugge dal manicomio se lo ritrova al suo fianco. Insieme scoprono che Jeffrey (Brad Pitt) uno scoppiato, pieno di tic, logorroico e super-accelerato, ricoverato anche lui in manicomio, figlio del famoso virologo Leland Goines (Christopher Plummer) era a capo dell’esercito dei ribelli. Riusciranno ad evitare la distruzione del pianeta?

Ennesima zampata di Terry Gillian, regista visionario, che confeziona un capolavoro di fantascienza, dolente e pessimista, ricco di suggestioni visive. Cole, avanzo di galera, è un personaggio eroico e disperato che si commuove riascoltando, dopo decenni What a wonderful world di Luis Armstrong e, nonostante, la sua rozzezza e primitività, espugna il cuore di Kathryn, una dottoressa che si batte come un leone per convincere gli inflessibili colleghi che non è pazzo. Dopo aver citato la “sindrome di Cassandra”, patologia che colpisce chi è dotato di preveggenza ma è condannato a non essere creduto, La trama è un po’ troppo cervellotica, certi passaggi non sono oleati a sufficienza ma le immagini ti rimangono negli occhi ed il viso spento e perduto di Cole, imbottito di psicofarmaci, è difficile da dimenticare. Il reparto di psichiatria è la classica gabbia di matti e non può mancare il solito un campionario di svitati indementiti che vagano come ombre nei fatiscenti corridoi del manicomio. Indimenticabili le scene delle giraffe, dei leoni e degli altri animali che scorazzano liberi per le città disabitate. Citazione a La donna che visse due volte di Hitchcock. Ispirato al cortometraggio La Jetèe di Chris Marker.

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