Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon) di Julian Schnabel – Francia – 2007 – Durata 112’

16 Febbraio 2021 | Di Ignazio Senatore
Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon) di Julian Schnabel – Francia – 2007 – Durata 112’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Mentre è alla guida di una spider in compagnia di uno dei due figli, Jean-Dominique Bauby (Mathieu Amalric) giornalista quarantatreenne, caporedattore di Elle France, è colto da un ictus. Dopo venti giorni di coma, al risveglio, si ritrova nell’ospedale marittimo di Berck completamente paralizzato dalla testa ai piedi ed incapace di articolare qualsiasi parola; vigile, in grado di percepire suoni e rumori, è in grado di comunicare col mondo esterno attraverso il battito della palpebra dell’occhio sinistro. Dopo alcune resistenze, Henriette Durand (Marie Josée Croze) una tenera e dolce ortofonista, inizia a comunicare con lui attraverso un codice elementare; gli elenca, ad una ad una le lettere dell’alfabeto e, come risposta, un suo battito di ciglia equivale al si e due al no. Giorno dopo giorno l’intesa tra i due si perfeziona sempre più al punto che Jean Dominique riesce a dettare un romanzo autobiografico nel quale narra la propria drammatica esperienza.

Grazie all’uso della soggettiva e della voce fuori campo il regista ci regala i pensieri ed i commenti del protagonista, affetto  dalla “Loched- In syndrome”. Con intensità ed un pizzico di ironia, Schnabel narra la straordinaria vicenda del protagonista, giornalista affermato, spirito indomito e ribelle, recentemente separato dalla bella moglie Celine (Emmanuelle Seigner) .

“Deve aggrapparsi all’uomo che è in lei” gli dice un amico che va fargli visita e Jean Dominique, facendo tesoro del suo suggerimento, si impegna allo spasimo per apprendere il codice che Henriette le ha insegnato. “Ho scoperto che a parte il mio occhio ho altre due cose che non sono paralizzate; la mia immaginazione e la mia memoria” dichiara nel corso del film. Tranne qualche flashback che ci mostra Jean Dominique in visita a Lourdes per un reportage e qualche momento di vita familiare con la moglie ed i figli, l’intera vicenda si svolge nel luminoso ospedale dove il protagonista è ricoverato. Più che sul suo corpo umiliato e sconfitto, il regista punta, impietosamente, la macchina da presa sull’occhio sinistro, sempre vigile ed attento, del protagonista, divenuto il suo unico appiglio per poter comunicare con il mondo esterno. Toccanti le scene nelle quali Henriette e, successivamente, la segretaria del suo editore, senza mostrare mai il minimo cedimento, elencano per l’ennesima volta le lettere dell’alfabeto, in attesa di un cenno di risposta dell’occhio sinistro di Jean Dominique. Due giorni dopo la pubblicazione del diario, avvenuta il 7 marzo del 1997, Jean Dominique muore per arresto cardiaco, all’età di 45 anni. Il titolo del film fa riferimento ad una nota che l’editore annotò a margine del romanzo. “Lo scafandro del corpo, non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”. Nel cast  Max von Sydow nel ruolo del padre novantenne del protagonista e Jean-Pierre Cassel in quelli di un prete. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2007.

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