Londra, fine Settecento. Il piccolo Gwynpaline, a due anni, è stato sfigurato dagli indiani comprachicos che, con un’operazione, gli hanno stampato in volto un perenne e sardonico sorriso. Soccorso da Ursus (Cesare Gravina), cresce con lui e, divenuto adulto (Conrad Veidt), diventa un fenomeno da baraccone in un circo girovago e s’innamora, ricambiato, di Dea (Mary Philbin), una ragazza cieca. Un giorno Gwynpaline incontra la duchessa Josiana (Olga Baclanova) che gli rivela che era stato sfigurato in quel modo perché suo padre, Lord Clancharlie, era stato ingiustamente incolpato di essere un traditore della Corona. Dopo aver pronunciato un duro atto d’accusa contro gli intrighi di potere e la cieca crudeltà degli uomini, Gwynpaline rifiuta il lusso ed il luccichio della corte e sceglie di vivere al fianco dell’amata Dea e dei suoi compagni del circo che, messi al bando, sono costretti a salpare con una nave dall’Inghilterra.
Capolavoro del muto, sonorizzato nel 1930, con un finale a lieto fine (il protagonista non muore tra le braccia di Dea) imposto dalla produzione. Per tutto il film, la rabbia e la vendetta di Gwynpaline sembrano esplodere da un momento all’altro, ma il regista le tiene al bavaglio e si limita a contrapporre la meschinità e la crudeltà degli uomini della Corte alla semplicità e la bontà dei poveri compagni di viaggio del protagonista. La maschera tragica di Gwynpaline è resa indimenticabile da una superlativa recitazione di Conrad Veidt, a cui fa da controaltare l’angelico e soave visino di Mary Philbin. Dal romanzo L’homme qui rit (1869) di Victor Hugo.
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