Ma che colpa abbiamo noi di Carlo Verdone – 2002 – Durata 120’

21 Dicembre 2021 | Di Ignazio Senatore

Un’anziana psicoanalista junghiana conduce una terapia di gruppo a cui partecipano Gegè (Carlo Verdone), Flavia (Margherita Buy), Chiara (Anita Caprioli), Ernesto (Antonio Catania), Gabriella (Lucia Sardo), Marco (Stefano Pesce), Luca (Massimiliano Amato), Alfredo (Luciano Gubinelli). Durante una delle sedute la psicoanalista muore, gettando nel totale sconforto il manipolo di pazienti. Dopo aver provato, invano, a rivolgersi ad un altro terapeuta, i componenti del gruppo decidono insieme di sottoporsi ad una terapia autogestita e di incontrarsi, a turno, a casa di ogni singolo componente. Dopo le iniziali resistenze, i componenti del gruppo riescono a strutturare le regole del setting e pagano regolarmente le sedute, che vanno a finire in una cassa comune. Tutto sembra filare liscio; peccato che il loro incontenibile bisogno di raccontarsi renda ingestibile lo spazio terapeutico e che nessuno di loro sia in grado di proporsi come mediatore del gruppo. L’esperimento naufraga miseramente ma, dopo una girandola di colpi di scena, nel finale, Gegè riesce ad affrancarsi dalla figura asfissiante del padre; Chiara corona il sogno di aver un bambino; Ernesto, accantonati i rituali ossessivi, ritrova la serenità perduta e ritorna a casa con la moglie, Chiara, mette da parte le abbuffate bulimiche e s’innamora di Marco.

In questo film corale Verdone non vuole addentrarsi negli abissi della psiche ma, con pudore e disincanto, mettere in scena le nevrosi di alcuni soggetti, soli, scoppiati e disperati. Lo sguardo del regista non è mai irridente o svalutante nei confronti della psicoterapia e la morte della psicoanalista, all’inizio del film, è un gustoso e travolgente espediente narrativo.

Verdone ironizza anche su quegli psicoterapeuti dalla variegata e sospetta formazione che si occupano di tutto come il dottor Wullman Tondaro, uno psicoterapeuta dallo sguardo sinistro e luciferino sulla cui targhetta posta al fianco del portone del suo studio c’è scritto: “Psicoterapia individuale e di gruppo, sessuologia e terapia di coppia. Ipnosi. Parcheggio gratuito.”

Per un approfondimento sui rapporti tra cinema e psiche si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Cinema (italiano) e psichiatria), Zephyro Edizioni.

 

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