Madame Bovary di Claude Chabrol – Francia – 1991 – Durata 140’

19 Agosto 2023 | Di Ignazio Senatore
Madame Bovary di Claude Chabrol – Francia –  1991 – Durata 140’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Emma (Isabelle Huppert) figlia di un agricoltore francese, sposa il dottor Charles Bovary (Jean-François Balmer) vedovo da otto mesi.

Lei  vorrebbe vestirsi alla moda, frequentare il bel mondo e, ben presto, intuisce che il marito non può che offrirle una vita piatta, monotona e incolore.

Sempre più inquieta, annoiata e insoddisfatta, diviene l’amante del marchese Rodolphe Boulanger (Christophe Malavoy) ma, quando scopre che è solo un avventuriero, precipita in uno stato di profonda frustrazione.

Charles ed Emma si trasferiscono a Thionville e lei sembra rinata. Attratta dal lusso, si rifornisce da un cinico commerciante di stoffe e diventa l’amante di Leon (Lucas Belvaux), una sua vecchia conoscenza che vive a Rouen.

Dopo aver ottenuto la procura dal marito, accumula debiti su debiti e, quando il Tribunale è sul punto di sequestrarle  tutti i beni, disperata, chiede aiuto a Rodolphe e a Leon, ma entrambi le negano anche il più piccolo sostegno economico.

Emma torna a casa, si avvelena con l’arsenico e muore tra le braccia del marito, all’oscuro dei suoi tradimenti e ancora follemente innamorata di lei.

Con un tocco illustrativo e calligrafico, Chabrol traspone sullo schermo il capolavoro di Gustave Flaubert,(già adattato nel ’33 da Jean Renoir e nel ’49 da Vincente Minnelli) e fa un grande spolvero della voce fuori campo per sottolineare le emozioni che si agitano nel cuore della protagonista:

“Via via cresceva in Emma un distacco interiore che l’allontanava da lui. La conversazione di Charles era piatta come un marciapiede e le idee della gente comune sfilavano nella loro veste abituale senza suscitare emozione, riso o fantasia.”  

Sin dalle prime battute l’inquieta Emma intuisce di aver sposato un uomo modesto e senza spina dorsale e, ingenua sognatrice, si agita come un’anima in pena alla ricerca disperata di qualcuno che riempia il suo vuoto interiore.

Le spese folli, i vestiti ed i tessuti che compra in maniera compulsiva, sono per lei l’unica modalità per non sprofondare nell’infelicità e per poter sopravvivere alla noia quotidiana.

Chabrol (Stephan, una moglie infedele, Les biches, Un affare di donne, L’inferno, Grazie per la cioccolata, La damigella d’onore, L’innocenza del peccato…), impietosamente, filma la sua morte, indugiando con la macchina da presa sul suo volto pallido ed imbiancato.

Charles è descritto come una persona modesta e un medico mediocre, che assurge agli onori della cronaca per aver operato un ragazzo affetto da piede equino ma che, per i postumi dell’intervento, è costretto a subire poi l’amputazione del piede.

Cieco come una talpa, non si accorge dei turbamenti che affliggono la moglie e, quando Emma sprofonda nella depressione dopo l’abbandono di Rodolphe, le sta accanto notte e giorno, senza domandarsi cosa le sia accaduto.

I costumi sono splendidi, l’ambientazione perfetta e le musiche di Donizetti, Scarlatti e di J. Strauss impreziosiscono ancor più la pellicola che si sarebbe giovata di un generoso taglio in sede di montaggio.

Numerosi gli adattamenti cinematografici del romanzo di Flaubert dal titolo Madame Bovary; quello di Jean Renoir (1933), di Gerhard Lamprecht (1937) di Vincente Minnelli (1949), di Sophie Barthes (2014).

Da segnalare, infine, I peccati di Madame Bovary, per la regia di Hans Schott-Schöbinger (1969) con Edwige Fenech, nei panni dell’infelice protagonista, e Salva e custodisci di Alexsandr Sokurov (1989).

Chabrol fa un grande spolvero della voce fuori campo per sottolineare le emozioni che si agitano nel cuore della protagonista:

“Via via che si serrava sempre più l’intimità della loro vita, cresceva in Emma un distacco interiore che l’allontanava da lui. La conversazione di Charles era piatta come un marciapiede e le idee della gente comune vi sfilavano nella loro veste abituale senza suscitare emozione, riso o fantasia.” 

Sin dalle prime battute Emma intuisce di aver sposato un uomo modesto e senza spina dorsale ed, ingenua sognatrice, si agita come un’anima in pena alla ricerca disperata di qualcuno che riempia il suo vuoto interiore. Le spese folli, i vestiti ed i tessuti che compra in maniera compuLsiva, sono per lei l’unica modalità per non sprofondare nell’infelicità e per sopravvivere alla noia quotidiana.

Nel corso del film la voce fuori campo commenta:

“In fondo al suo cuore Emma aspettava un avvenimento; ogni mattina nello svegliarsi sperava che accadesse quel giorno, ascoltava ogni rumore e si stupiva che nulla accadesse. Poi al tramonto sempre più triste desiderava essere già all’indomani. Emma si disinteressò della musica, lasciò in un armadio le sue tavole da disegno ed i ricami. Cucire l’irritava. Ho letto tutto, diceva e se ne stava là ad arroventare le molle al fuoco o a guardare la pioggia cadere. Charles si era accorta dei languori di sua moglie e per un lungo periodo non seppe come reagire.”  

Emma cade, inevitabilmente,  negli abissi e Chabrol, impietosamente, filma la sua morte, indugiando con la macchina da presa sul suo volto pallido ed imbiancato.

Charles è descritto come una persona modesta ed un  medico mediocre che assurge agli onori della cronaca per aver operato un ragazzo affetto da piede equino che, per i postumi dell’intervento, è costretto poi a subire l’amputazione del piede.

Cieco come una talpa, Charles non si accorge dei turbamenti che affliggono la moglie e quando Emma, sprofonda nella depressione dopo l’abbandono di Rodolphe, le sta accanto notte e giorno, senza domandarsi cosa mai le sia accaduto.

Pessimo il suo doppiaggio che amplifica ancor di più il suo carattere arrendevole e passivo.

 

Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024

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