Il “nino” Diego Armando Maradona sui campetti di periferia di Buenos Aires fa magie con il pallone. Convocato nella nazionale juniores, indossa la casacca del Boca Juniors e, sin da giovanissimo, diviene il beniamino dei tifosi argentini.
Ma il Barcellona lo vuole a tutti i costi e, lui ripaga i tifosi blaugrana a suoni gol. Ma a seguito di un intervento killer di un avversario, Maradona (Marco Leonardi) è costretto a stare alcuni mesi fuori dai campi da gioco.
La noia lo assale, le “cattive” compagnie non mancano ed inizia a sniffare coca ed a tradire Claudia Villafane (Julieta Díaz), la sua fidanzata, con delle pupe da sballo.
Per cambiare aria sbarca a Napoli e regala ai tifosi partenopei due scudetti ed ai connazionali il campionato Mondiale di calcio. Incapace di tenere a freno i proprie aspetti autodistruttivi, continua a sniffare coca, fino a dover dire addio alla carriera di calciatore.
Risi non cade nella trappola di confezionare una vicenda caramellosa ed agiografica e, coraggiosamente, dirige un biopic sul più grande giocatore di tutti i temi.
Attento alla “fedele” ricostruzione storica, narra le prodezze del “pibe de oro”, a partire dai polverosi campetti di Buenos Aires. Senza lesinare di mostrare le gesta calcistica di Maradona, il regista sceglie di riavvolgere la narrazione all’indietro, a partire dal ricovero in emergenza dell’imbolsito asso argentino in una clinica di Buenos Aires per una grave crisi cardiaca.
Più attento a narrare le vicende umane che quelle calcistiche, Risi lo descrive come un ragazzo pieno di vita, attaccatissimo alla famiglia, ma anche come un campione fragile, ingenuo ed infantile che, per colpa di amicizie poco raccomandabili, finisce per diventare schiavo della coca.
Il regista non lo condanna, non lo giustifica, né prende posizioni ma, tra le righe, lascia intendere che né Claudia, né i suoi genitori, né tantomeno i manager che si sono succeduti negli anni, si siano mai presi la briga di stargli accanto, di guidarlo e di allontanarlo da individui senza scrupoli che lo hanno poi trascinato nel barato.
Non a caso, utilizzando una metafora di facile impatto, Risi mostra il piccolo Maradona che cade in un pozzo e che, per non affogare, cerca disperatamente aiuto.
Accanto al Maradona vulnerabile, il regista ci mostra anche il ribelle guascone che, senza peli sulla lingua, attacca i vertici della Fifa ed il Palazzo del calcio e che, con un gol con la mano, nel Campionato del mondo dell’86, vendicò l’onore degli argentini, umiliati dall’invasione inglese delle Malvinas.
ùPietro Leonardi è convincente, un po’ sottotono gli altri interpreti. Candidato ai Nastri d’Argento 2007 miglior attore protagonista (Marco Leonardi), miglior montaggio (Patrizio Marone) e miglior musica (Aldo De Scalzi, Pivio).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Maradona é il calcio”, edito da Sportitalia.
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