Siamo nel 1808. Nel manicomio di Charenton, un narratore presenta al pubblico lo spettacolo che sarà messo in scena, scritto dal marchese De Sade (Patrick Magee). Il dramma rievoca i fasti della Rivoluzione francese, gli anni del Terrore e culmina con la morte di Marat (Ian Richardson) ad opera della giovane Charlotte Corday (Glenda Jackson), una ragazza di campagna, figlia di proprietari terrieri, giunta a Parigi al solo scopo di uccidere il tiranno crudele e sanguinario. Fomentati dal testo, al termine della rappresenta i ricoverati, dopo aver distrutto la scenografia, si ribellano al direttore della clinica.
Peter Brook traspone sullo schermo il dramma di Peter Weiss e, nel rispetto del testo, si limita a filmare uno spettacolo che, gustato a teatro, poteva risultare anche affascinante. Da segnalare in apertura del film il commentatore che, nel presentare al pubblico gli attori, fornisce anche una diagnosi dei mali di cui sono affetti i diversi personaggi: “Ad interpretare Marat un paranoico che sta guarendo dalla malattia da quando è sottoposto a idroterapia. L’attrice che interpreta Charlotte Corday soffre di sonnolenza e malinconia acute. Chi interpreta Duperret è soggetto ad ogni eccesso ed è un maniaco del sesso.” In qualche versione il film compare con il lunghissimo sottotitolo “The Persecution and assassination of Jean-Paul Marat as performed by the inmates of the Asylum of Charenton under the direction of the Marquis de Sade”.
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