Mi chiamo Sam di Jessie Nelson – USA – 2001 – Durata1 132’

8 Aprile 2024 | Di Ignazio Senatore

Abbandonato dalla donna che lo ha appena reso padre, Sam Dawson (Sean Penn) lavora come cameriere ma è affetto da un grave ritardo mentale e non sa come crescere Lucy, la piccola nata.

A sostenerlo un gruppo d’amici, affetti da un minus intellettivo, e Annie (Dianne Wiest), un’anziana e sensibile dirimpettaia che da venti anni non esce di casa.

Con l’aiuto di questa fragile ma calda rete di sostegno, Sam riesce a prendersi cura di Lucy ma i problemi iniziano quando Lucy compie sette anni e sviluppa capacità intellettive superiori a quelle del padre.

Il Dipartimento per la Tutela dell’Infanzia e della Famiglia interviene e affida la bambina a una coppia più adeguata. Sam comprende il motivo che è alla base del provvedimento, ma si batte perché vuole trasmettere alla piccola il proprio amore paterno.

Nel corso di un lungo processo, Sam é affiancato da Rita Harrison (Michelle Pfeiffer), una rampante avvocatessa di successo che patrocina la causa gratuitamente, solo per sfidare i colleghi e dimostrare di essere la più brava.

Dopo interminabili testimonianze nell’aula del tribunale, visite specialistiche e simulate d’interrogatori, Samva in crisi, scoppia e il giudice affida la bambina alla coppia di genitori “sani”.

Ma tra Sam e Randy, la nuova madre adottiva di Lucy, si crea un forte legame emotivo e la donna comprende che non è giusto spezzare quell’affetto profondo che lega Lucy al papà: Sam potrà vederla ogni qual volta vorrà.

Dramma americano, lacrimevole e caramelloso, che offre degli ottimi spunti di riflessione sul rapporto genitori/figli e sulla funzione paterna.

 

Dietro l’insidioso interrogativo (un disabile può accudire la propria figlia?) il vero leit-motiv del film è: “Che qualità deve avere un padre per potersi occupare della propria bambina?”.

Sullo sfondo il (banale) contrasto tra chi ha un Q.I basso e lotta con tutte le proprie forze per poter stare al fianco della propria bambina e i genitori intellettivamente “normali”, che non si prendono cura dei loro figli.

In una scena simbolo, una coppia va dalla Harrison per divorziare e litiga perché nessuno vuole l’affidamento del figlio.

Esilarante la scena con Sam che, per convincere la giuria a ridargli la bambina, cita a memoria un passo del film “Kramer contro Kramer” di Robert Benton (1970).

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