Mia moglie è una bestia di Castellano & Pipolo – Italia – 1988 – Durata 104’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Gianni (Massimo Boldi), pubblicitario milanese, insonne e sotto stress, non riesce più a sfornare slogan di successo. Sempre più teso e nervoso, allucina un fantomatico ragno peloso che si aggira dietro la scrivania del capoufficio, scambia a mare una boa per uno squalo e di notte è convinto che i ladri entrino in casa per rapinarlo. Pucci (Valeria D’Obici), la sua convivente, lo fa visitare dal professor Paolini (Mattia Sbragia), uno psichiatra che gli suggerisce un ricovero presso la sua clinica privata. Gianni non ne vuole sapere e decide di concedersi un periodo di vacanza in montagna in compagnia della sua adorata Pucci. Una mattina scopre per caso in un crepaccio Huc (Eva Grimaldi), una giovane e bella cavernicola, ibernata da millenni. Dopo averla liberata dalla prigione di ghiaccio nella quale era rinchiusa, chiama i soccorsi, ma prima del loro arrivo la donna fugge, spaventata. Nessuno crede alla versione fornita da Gianni che, ritenuto pazzo è rinchiuso nella clinica del professor Paolini. Dimesso, incontra nuovamente Huc e tra loro nascerà l’amore.

Commedia senza pretese che merita una citazione per la fugace apparizione nel film del Professor Paolini, uno psichiatra dal fare cattedratico. Nel corso del ricovero, dopo essere stato incarcerato in una camicia di forza ed essere stato sottoposto ad ESK-terapia, Gianni trema, farfuglia ed a stento riesce a pronunciare il proprio nome. Il film non brilla per la trama e si regge solo sulla faccia simpatica di Boldi che cerca di dar credito ad un personaggio nevrotico ed insoddisfatto che ritrova la voglia di vivere solo grazie all’incontro con l’avvenente cavernicola. Come in ogni commedia che si rispetti il personaggio dello psichiatra è, naturalmente caricato ed odioso al punto giusto.