Mr Brooks di Bruce A. Evans– USA – 2007 – Durata 95’

17 Agosto 2020 | Di Ignazio Senatore
Mr Brooks  di Bruce A. Evans– USA – 2007 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Earl Brooks (Kevin Costner) imprenditore ricco e di successo è stato da poco nominato “uomo dell’anno” dalla Camera di Commercio di Portland. Al termine del ricevimento di gala in suo onore nel rientrare a casa con la moglie Emma (Marg Helgenberger) il suo alter ego, il sanguinario Marshall (William Hurt) ricercato dalla polizia e conosciuto come il “killer delle impronte”, prende il sopravvento e per festeggiare l’evento, gli chiede di uccidere qualche vittima innocente. Earl dapprima si ribella poi cede, va in un appartamento ed ammazza una coppia. Earl, killer attento e scrupoloso, commette una leggerezza e non si avvede che le tende della stanza erano aperte. Smith (Dane Cook) un fotografo impiccione lo incastra e gli manda in ufficio una foto che lo ritrae sul luogo del delitto. Earl pensa ad un ricatto ma Smith, in cambio del silenzio, gli chiede di diventare suo complice nel prossimo delitto. Messo con la spalle al muro, Earl è costretto ad accettare la sua richiesta ed a mettere a punto un piano per colpire una nuova vittima. Intanto il detective Tracy Atwood (Demi Moore), che conduce le indagini sul “killer delle impronte”, deve vedersela con un pericoloso evaso che vuole vendicarsi di lei e Jane (Danielle Panabaker) la figlia di Earl, ritornata dal college precipitosamente a casa, è inseguita da due ispettori che sospettano che abbia ucciso il suo compagno. Un finale convulso chiude la vicenda.

Nel riproporre l’ennesimo protagonista dello schermo affetto da doppia personalità, Evans predilige un’ambientazione prevalentemente notturna e lascia che la vicenda ruoti intorno ad Earl, uomo ricco, distinto ed elegante, incapace di controllare la parte scissa, violenta e malata della propria mente. L’ingresso in scena del suo doppio è proposta in maniera troppo goffa ed artificiosa e, per tutta la durata del film, Earl è dominato dal satanico Marshall che lo stuzzica, lo provoca, lo ridicolizza e gli impone con la forza le sue scelte. Incapace di arginarlo, Earl prova, svogliatamente, a mettere un freno alle sue folli richieste ma finisce, inevitabilmente, per assecondarlo. Da un punto di vista stilistico il film è abbastanza piatto, le immagini non catturano e le scene d’azione con Demi Moore, nelle vesti del detective senza macchia e senza paura, più che dare ritmo alla vicenda, la rallentano. E quando l’intraprendente Smith chiede ad Earl cosa lo spinge ad uccidere, si sente rispondere: “Io non mi diverto a farlo. Lo faccio perché sono schiavo, è come una droga e prima che lei arrivasse nella mia vita, avevo giurato che non avrei più ucciso. “ Il regista pregiudica ancor più la pellicola con un finale che vorrebbero sorprendere e spiazzare ma che ha solo il sapore di un incolore colpo ad effetto.

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