Mr Jones di Mike Figgis – USA -1993

2 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore
Mr Jones di Mike Figgis – USA -1993
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Alla disperata ricerca di lavoro, Jones (Richard Gere) trova impiego come carpentiere. Mentre è sull’impalcatura di un palazzo sente di essere irresistibilmente attratto dal desiderio di librarsi in volo, come un uccello. Howard (Delroy Lindo), un operaio della sua stessa squadra, lo mette in salvo evitando all’ultimo istante che precipiti nel vuoto. Jones è ricoverato in un reparto psichiatrico e affidato alle cure della dottoressa Elisabeth Bowen (Lena Olin). Dopo una breve degenza in clinica, Jones viene dimesso ma è ancora su di giri: va in banca, ritira tutti i suoi risparmi, compra un paio di pianoforti a coda e si sostituisce a un direttore d’orchestra durante l’esibizione della Nona di Beethoven. Nel corso del secondo ricovero, grazie al suo carattere allegro e esplosivo e al suo irresistibile fascino, seduce Elisabeth con la quale allaccerà una turbolenta storia d’amore. La dottoressa vuole rassegnare le dimissioni, ma il collega Patrick (Tom Irwin) le consiglia di non mollare la carriera e di troncare su due piedi la scandalosa relazione. Jones stringerà i denti per uscire dalla fase depressiva in cui cadrà, ma troverà al suo fianco l’amata dottoressa.

Figgis confeziona una pellicola laccata e melensa che ruota intorno alla figura di Jones, paziente disforico e bipolare, che oscilla tra una straripante e contagiosa voglia di vivere e una tristezza oceanica. Per dare un tocco realistico alla vicenda, il regista ci mostra Jones che si dimena legato sul letto di contenzione, che si aggira per le strade della città con lo sguardo perso nel vuoto e che partecipa, controvoglia, a una seduta di terapia di gruppo e a incontri esperienziali/espressivi/creativi. Figgis cerca di far colpo sullo spettatore mostrandoci il protagonista, in piena crisi depressiva, che piange disperato sulla spalla della sua psichiatra; la dottoressa Bowen non solo si commuove più di lui ma, incantata dalla sua bellezza, gli sorride inebetita ed estasiata per tutta la durata del film. Per aggiungere un po’ di sale alla insipida minestra, il regista accenna anche alla vicenda di una paziente che una volta dimessa si suicida, ma il tentativo di dare una sferzata drammatica alla vicenda, fallisce miseramente. Ultima ciliegina sulla torta: l’équipe medica diretta da Catherine (Anne Bancroft) sbaglia inizialmente diagnosi e scambia Jones per uno schizofrenico paranoideo.

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