Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller – Italia – 1976 – Durata 115’

17 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Pasqualino Settebellezze  di Lina Wertmuller  – Italia – 1976 – Durata 115’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Pasqualino Frafuso (Giancarlo Giannini) soprannominato “Settebellezze” è un giovane guappo napoletano. La fame e la miseria bussano alla porta e lui deve provvedere a mantenere la madre anziana e le sette sorelle. Per raccogliere sempre più credito nell’ambito della malavita e dimostrare di essere un  uomo d’onore, uccide lo spasimante di sua sorella Concetta (Elena Fiore) uno squallido individuo che l’aveva costretta a fare prima la sciantosa in un teatrino di quart’ordine e poi la prostituta. Pasqualino si accusa del delitto ma poiché rischia la pena di morte, si finge pazzo ed inizia a declamare ad alta voce i discorsi del Duce. Giudicato infermo di mente è recluso nel manicomio giudiziario di Aversa dove entra nelle grazie di un’anziana dottoressa. Un giorno intravede in una stanza una ricoverata allettata e prova a violentarla; lei finge di assecondare le sue voglie ma poi inizia ad urlare; gli infermieri accorrono, lo pestano, lo legano con una camicia di forza ad un letto di contenzione. Il manicomio è così lugubre che Pasqualino rischia davvero di impazzire e, dopo aver convinto una dottoressa di essere sano di mente, allo scoppio della II Guerra Mondiale, è spedito al fronte a combattere in Russia. Fugge e, catturato dai soldati tedeschi insieme al suo amico Francesco (Piero di Iorio), finisce in un lager dove, per salvarsi la pelle, finge di essere innamorato di una giunonica kapò nazista. Divenuto a sua volta un kapò, è costretto ad uccidere Francesco. Liberato, ritorna a Napoli dove scopre che tutte le sue sorelle vivono facendo le prostitute.

Wertmuller fa un grande uso dei flashback e l’intera vicenda si srotola a ritroso a partire dalle scene crude e disumane del lager nazista dove è recluso Paqualino. La regista pesca nel macchiettismo e non risparmia allo spettatore la solita Napoli folklorisitca e pittoresca dei bassi e dei mandolini. Prima di essere ricoverato nel manicomio giudiziario di Aversa, nella stazione ferroviaria Pasqualino incontra un detenuto politico (Roberto Herlitzka)  condannato a ventotto anni di carcere. In manicomio i ricoverati indossano tutti un enorme camicione bianco e si aggirano mezzi nudi con lo sguardo nel vuoto; c’è chi grida che vuole una sigaretta e chi ripete, come una nenia, all’infinito: “Sette settimane alla partenza e poi ce ne andiamo tutti via.” Prima di mostrare gli ESK a cui è sottoposto Pasqualino, la regista zoomma su un quarto di manzo e poi su un cervello umano con un buco nel mezzo. Da segnalare un  cammeo di Fernando Rey nel ruolo di Pedro, un anarchico recluso nel lager nazista. Il film fu candidato nel 1976 come miglior film italiano ed ebbe quattro candidature all’Oscar. Musiche di Enzo Jannacci

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