Alla morte della moglie, Peppino (Mario Olivieri), genitore ormai anziano, prova a scuotere dal torpore il figlio Angelo (Stefano Deffenu), un ragazzone trentacinquenne, povero affettivamente, emarginato ed incapace di legare con ragazze e coetanei. Peppino, cocciuto e testardo, bussa alle porte di amici influenti, nella speranza che assumano il figlio. Un finale amaro e spiazzante chiude la vicenda.
All’esordio, il regista sardo Bonifacio Angius, con questo piccolo-grande film, rimpolpa quel filone (Colpire al cuore di Amelio, Romance di Mazzucco, Padre e figlio di Pozzessere e L’aria salata di Angelini…) dedicato ai sofferti ed irrisolti rapporti tra padre e figlio ed ambienta la vicenda a Sassari, non più intorno al classico vitellone di provincia, scapestrato e perdigiorno, ma ad un trentacinquenne “perfido”, (dall’etimo che manca di fede, “in se stesso”), incapace di provare piacere e di affacciarsi alla vita. A fare da contro-altare alla gelida, desertica e paralizzante solitudine del protagonista, la calda ed avvolgente colonna sonora.
Recensione pubblicata su Segno Cinema N. 195 – Settembre – Ottobre 2015
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