Progeny di Brian Yuzna – USA – 1998 – Durata 98’

24 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
Progeny di Brian Yuzna – USA – 1998 – Durata 98’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il dottor Craig Burton (Arnold Vooslo) e la moglie Sherry (Jillian McWhirter) non hanno figli e, mentre stanno facendo l’amore, sono sommersi da un’accecante luce blu e percepiscono che in quell’istante sta accadendo qualcosa di irreale. Dopo qualche tempo, Sherry comunica al marito che è incinta e Craig, essendo sterile, inizia a nutrire dei fondati sospetti sulla genesi di quella gravidanza. Craig e la moglie hanno dei ricordi confusi su quanto successo quel giorno e contattano la dottoressa Lamarche (Lindsay Crouse) che li ipnotizza. Nel corso delle sedute, Craig ricorda vagamente cosa è accaduto in quelle due ore di blackout mentre Sherry riesce a rievocare distintamente l’immagine di una creatura aliena, lattiginosa e dai mille tentacoli che l’ha trasportata in un’altra dimensione e l’ha poi fecondata. Craig è sempre più teso, nervoso ed irascibile e Sherry, in preda a degli incubi notturni, mette in atto dei comportamenti strani e bizzarri; regredita e tremante si nasconde nell’armadio di casa e convinta che il feto ami il gelo, s’immerge in una vasca dall’acqua ghiacciata. La dottoressa crede che sia una pazza visionaria ma Craig non le da ascolto e, per spazzare via ogni dubbio, contatta Bert Clavell (Brad Dourif) un sociologo, esperto in rapimenti alieni. Sherry soffre di lancinanti dolori all’addome ed all’ecografia il feto appare deforme e dalle sembianze non umane. Craig vuole che lei abortisca, ma la creatura è talmente connessa ai suoi organi vitali che l’intervento appare molto rischioso. Craig decide di operarla egualmente ma Sherry muore e Craig non trova nessuna traccia del feto. Il film si chiude con una luce blu che illumina la cella del carcere dove Craig è recluso e lo rapisce.

Horror fantascientifico ricco visivamente e costellato da scene dal grande impatto emotivo che sembra una risposta in chiave fantascientifica a Rosemary’s baby di Roman Polanski. Yuzna tratta, infatti, un tema non proprio originale (una donna che rimane incinta di una creatura aliena) ma riesce a tenere sempre alta la tensione con dei continui colpi di scena ed immergendo la pellicola con dei colori da favola.  Il fascino della pellicola è proprio in questo continuo oscillare tra il fantasy e l’ipotesi che tutta la vicenda sia solo il prodotto della follia del dottore e/o di sua moglie. La dottoressa Lamarche è una figura di sfondo e si batte, con poca convinzione, per ricoverare Sherry in un reparto di psichiatria. I dialoghi non sono indimenticabili ma quando Craig chiede a Clawell perché gli alieni avessero scelto proprio lui e sua moglie, gli risponde con una frase da brivido: “Si è mai chiesto cosa pensano gli animali mentre facciamo gli esperimenti su di loro?”.

Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume “Fermi tutti sono incinta” di Ignazio Senatore, edito da Falsopiano -2016

 

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