“Se qualcuno chiede a mamma qual’è il problema di Pulce, lei risponde tutto d’un fiato: encefalopatia epilettogena da sofferenza feto-connatale con ritardo mentale grave, disturbo pervasivo dello sviluppo che rientra nelle patologie dello spettro autistico. La prima cosa speciale a proposito di Pulce è che lei, ma questo non significa che non abbia niente da dire. Il problema vero è che non si sa mai bene cosa ci sia nella sua testa. Insomma Pulce comunica, ma non sa parlare. Pulce piange ma non sa dire che è triste, sorride quasi sempre, ma non sa dire che è felice.” Chi parla è Giovanna Camurati (Francesca Di Benedetto), la sorella maggiore di Margherita (Ludovica Falda), per tutti Pulce, una bambina autistica di nove anni, figlia di Anita (Marina Massironi) e di Gualtiero (Pippo Delbono).
Un giorno come tanti, la madre va a scuola, ma scopre che Pulce non c’è. Il tribunale dei minori, infatti, ha deciso che la piccola debba essere inserita in un contesto protetto ed affidata alla Comunità “Giorni felici”. Anita e Giovanna hanno il permesso di visitarla solo una volta la settimana, mentre al padre, accusato di aver abusato della bambina, è vietato l’accesso. I carabinieri piombono in casa Camurati ed alla ricerca di ulteriori prove sequestrano i quaderni di Pulce. Anita crolla psicologicamente, Gualtiero è sempre più burbero e sprezzante e Giovanna smarrita e spaesata. Spinti a dover intraprendere un percorso psicoterapeutico, Gualitero, sempre più adirato e vomita alla psicologa le proprie frustrazioni, frutto di una vita di rinunce e sacrifici; Anita, invece, più controllata, cerca di convincere la psicoterapeuta della falsità delle accuse rivolte contro il marito.
Tratto dal romanzo omonimo di Gaia Rayneri, il film (seppur candidato ai Nastri d’Argento come miglior regista esordiente), ha una scrittura filmica alquanto modesta ed un passo da Tv movie. Nella prima parte il regista descrive la classica famiglia che prova a vivere felice e ad condurre una vita “normale”, nonostante l’handicap della piccola Margherita. Il clima sereno è squarciato dalle crisi di Pulce che rientrano grazie alle favolette “come fare le patate con il latte”, che le racconta il papà, e ad un sorso di tamarindo, bevanda di cui va matta. L’infamante accusa ai danni del papà di Pulce e di Giovanna (incomprensibilmente lasciata poi a vivere ancora con il presunto padre orco), muta completamente il tono del film e Bonito punta il dito contro quelle figure professionali (insegnanti, assistenti sociali, psicologi…) che, spesso, con troppa leggerezza (e senza curarsi troppo delle devastanti conseguenze che ne comportano), stravolgono l’esistenza di una famiglia. Nel cast Piera Degli Esposti, nel ruolo della nonna.
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